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UNA MORTE LEGALE

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La Biblioteca Franco Serantini
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UNA MORTE LEGALE

Spettacolo dedicato ai trent'anni dalla morte di Franco Serantini, giovane anarchico, figlio di N.N., che a una manifestazione antifascista, tenutasi il 5 maggio 1972 a Pisa, venne pestato a morte dalla polizia.

testo e regia Christina Zoniou - collaborazione alla scrittura Francesco Moretti e Gabriele Spinelli - scene e video Francesco Moretti - suoni Marco Dragoni e Roberto Fiorentini - luci Emiliano Pona - montaggio video Ottolina TV - consulenza storica, organizzazione Biblioteca Franco Serantini

con Gabriele Spinelli (GIOVANE) e Roberto Gioffré (GIUDICE)

Responsabile organizzazione: Franco Bertolucci, Furio Lippi (BFS: 050 570995)
Informazioni tecniche: Christina Zoniou (tel/fax 0587 687082, 3289252458, e-mail czoniou@hotmail.com)


IL CASO STORICO
Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Franco Serantini, anarchico ventenne, sardo, figlio di N.N., colpito con manganellate e calci dalla polizia mentre, il 5 maggio 1972, si opponeva ad un comizio fascista e poi morto due giorni dopo in carcere senza alcuna assistenza. Franco Serantini è morto due volte: una per mano della polizia e l'altra per mano delle istituzioni. Le indagini per scoprire i responsabili di quell'assassinio affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei "non ricordo" degli ufficiali di PS presenti al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, che sono i protagonisti in negativo dell'episodio, scompaiono nelle nebbie delle stanze della magistratura. Ma la vicenda di Serantini è rimasta all'attenzione dell'opinione pubblica, prima grazie a una campagna informativa svolta dalla stampa (anarchica, dei gruppi della sinistra extraparlamentare con Lotta continua in prima fila, e democratica più in generale) e dai comitati "Giustizia per Franco Serantini", poi attraverso il libro di Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini, uscito nel 1975, e infine nelle attività della Biblioteca Franco Serantini. Il monumento donato dai cavatori di Carrara e posto in piazza S. Silvestro, da molti pisani ormai definita piazza Serantini, è un ulteriore testimonianza utile a mantenere in vita la memoria di un ragazzo che credeva nella libertà, nella giustizia e in un mondo migliore.

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LO SPETTACOLO
La memoria illegale di una morte legale. Oppure la memoria legale di una morte illegale? Due modi di interpretare il caso Serantini, due culture opposte, due verità che si scontrano fino alla morte. Lo spettacolo Una morte legale è ambientato nella Pisa contemporanea. O così sembra.

Il GIOVANE, un ragazzo di 20 anni con un passato un po' centro sociale, un po' raver, un po' punk, riceve un cazzotto in circostanze non ben definite. Sotto l'effeto del colpo il tempo si dilata, l'ambiente diventa assurdo e misterioso e la realtà gradualmente assume caratteristiche da incubo. Il GIOVANE viene coinvolto in un'istruttoria paradossale, da incubo, condotta dal GIUDICE, il fantasma del Procuratore generale di Firenze, Mario Calamari, il responsabile dell'archiviazione del caso Serantini e dell'impunità degli agenti.

Una morte legale parla di morte e di memoria, di legalità e di illegalità, di certezze e di incertezze. Parla di due "verità": quella degli archivi ufficiali della magistratura e quella rimasta nella memoria dei pisani. Parla di fantasmi del passato che si rianimano. Racconta - a tratti con ironia e leggerezza quasi fumettistica e a tratti con cupezza e crudeltà da incubi kafkiani - le paure di una generazione non ancora, o appena nata proprio negli anni settanta. Una morte legale è uno spettacolo dedicato alla memoria storica popolare, alla coscienza civica pisana che si è rifiutata di far diventare Franco Serantini, un figlio di nessuno, anche un morto di nessuno.

Una morte legale è stata rappresentata per la prima volta a Pisa al teatro Sant' Andrea in tre repliche, il 10 e 11 maggio 2002, nell' occasione del trentennale dalla morte di Franco Serantini.

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CURRICULUM

Christina Zoniou è nata ad Atene nel 1974 e vive da 4 anni in Italia. Si è laureata in Studi teatrali presso l'Università di Atene e di Glasgow, e ha lavorato come consulente letterario e come assistente alla regia a Firenze (Shopping & Fucking, Crave, La masticazione dei morti al Teatro della Limonaia) e ad Atene (Cleansed di Sarah Kane, regia Lefteris Vojatzis). Ha diretto insieme ad Angela Antonini Il cammino dei passi pericolosi di Michel-Marc Bouchard (Teatro della Limonaia- rassegna "Drama in scena", Intercity Festival- sezione "Back to Montreal", Festival "Estate a Radicandoli"). Ha tradotto e diretto insieme ad Alessia Todeschini La polveriera di Dejan Bukowski (Festival "Comunicare fa male").

Francesco Moretti è nato a Pisa nel 1973 ed è un artista di arti visive. E' diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha all'attivo varie mostre di pittura e fotografia, istallazioni e video istallazioni a Pisa, Firenze, Alessandria, Lucca, Atene, Basilea, Angers. Ha curato la scena de La Polveriera, regia Christina Zoniou e Alessia Todeschini. E' socio fondatore della Biblioteca Franco Serantini.

Roberto Gioffrè è nato a Firenze ed è diplomato dalla scuola di Laboratorio Nove di Sesto Fiorentino. Ha partecipato a numerose produzioni tra cui: Frammenti di una lettera da dio letta dai geologi, regia di Paula Vaconcelos, Intercity Montreal (1993), Carezze, regia di Barbara Nativi, Intercity Madrid (1994), Creatura di sabbia, regia di Sandra Bedino, Teatro di Barberino (1996), Il trattamento regia di Roxanne Silbert, Intercity London (1996), Dracula, regia di Barbara Nativi, (1997), Mozart e Salieri, regia di O.W. Veretenikova (1999), Poker, regia di Michele Panella (per cui è stato premiato con il premio di "migliori interpreti" al "Premio Debuto di Amleto"), La masticazione dei morti, regia Patrick Kermann, Intercity Paris (1999), L'orologio più veloce dell'universo, regia di Alessia Todeschini e di Elena Bougleux, Teatro della Limonaia (2000), La polveriera, regia di Christina Zoniou e di Alessia Todeschini, Festival "Comunicare fa male" (2000).

Gabriele Spinelli è nato a Lecco nel 1975. E' autodidatta. Ha partecipato come attore nei cortometraggi L'espressione di Sergino, Una finestra sul mondo di Santa Maria Video. Una morte legale è il suo primo lavoro per il teatro. Sta preparando con la compagnia Teatrotoh! lo spettacolo Il carretto e il macinato.

Marco Dragoni lavora come D.J. E' diplomato presso l'Accademia di arti cinematografiche di Bologna. Una morte legale è il suo primo lavoro per il teatro.

Roberto Fiorentini è un musicista. Suona il basso come turnista in vari gruppi rock del panorama italiano. Lavora come produttore di suoni. E' proprietario di Troppi trippi inc., un piccolo studio di mixaggio. Una morte legale è il suo primo lavoro per il teatro.

Ottolina tv è una sigla collettiva che raccoglie il lavoro video di diverse persone, sia esso legato alla fiction o alla documentazione sociale. I video realizzati si intitolano: L'Italia s'è desta, Hops!, Sono un pirata sono un signore.

Emiliano Pona lavora dal 1994 come illuminotecnico. E' stato direttore tecnico di Intercity Festival dal 1999 in poi. Ha progettato le luci per numerosi spettacoli.

La Biblioteca Franco Serantini è un centro di documentazione sorto a Pisa nel 1979 specializzato in storia dell'anarchismo, del movimento operaio e dei movimenti di opposizione in generale. Ha al suo attivo l'organizzazione di diversi convegni e un'attività editoriale iniziata nel 1992 che ha ormai raggiunto quasi i cento titoli.

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Riassunto dettagliato

Scena: Schermo di carta molto grande, occupa tutto il fondo della scena, su cui vengono proiettati i video. Quando lo schermo si rompe appare una specie di tunnel dietro il buco dello schermo. Pareti laterali della scena nere.

Personaggi: il Giovane, il Giudice.

Il Giovane è un ragazzo di 21 anni che oggi vive a Pisa e vi è arrivato come adolescente. Ha fatto vari lavori precari, ha una cultura un po' punk- centro sociale- raver, ha vissuto parecchio per strada. Non è violento, ma è comunque una persona che subisce poche oppressioni nella vita, avendo imparato a non avere quasi mai paura di rispondere e di rischiare. Una persona che usa un linguaggio aspro, che non parla mai con mezzi termini, che non coccola nessuno, per cui può risultare anche antipatico. Un personaggio in ogni caso che si sottomette difficilmente a qualcuno.
 
Il Giudice è il fantasma-reincarnazione di Mario Calamari, il procuratore generale della Corte d' Appello di Firenze nel periodo in cui è stato ucciso Franco Serantini. Calamari era conosciuto come il "governatore della Toscana". Negli anni '60 -'70 ha denunciato per motivi politici centinaia di lavoratori, studenti, politici ecc., teorizzando sul suo operato. "Calamari è un personaggio di vetrata medievale. La sua visione della giustizia è teocratica, il suo pulpito è perennemente infuocato, il suo dito è perennemente puntato contro la sovversione nazionale, la sua immagine del mondo è di un metafisico pessimismo, gli uomini. sono da governare con l'assolutismo di un principe cattolico che li tuteli dal male. Fuori dalla storia, naturalmente, perché la storia non esiste."(Corrado Staiano, Il sovversivo, p. 139) ".le sue relazioni sono davvero esemplari per la scoperta carica politica, per la denuncia di ogni innovazione in senso progressista, per la chiusura verso una nuova realtà sociale, per il granitico e coerente senso di potere che ne emana, per la concezione ieratica della propria funzione, per l' afflato moralistico e missionario, per la perentorietà del linguaggio." (Antonio Santoni Rugiu e Milly Moscardini, I P.G., p. 111). Specialmente nel caso Serantini, Calamari ha fatto di tutto per garantire l'impunità degli agenti (ha denunciato chi si occupava del caso, ha avocato a sé il caso trasferendo i giudici) e per cancellare la memoria di Serantini. Il Giudice è il reazionario, il fascista illuminato. Disprezza le persone che si occupano anche di altre cose (tipo la politica) a parte il loro lavoro. Disprezza i non succubi. Vuole a tutti costi mantenere l'ordine rotto da chi minaccia i sani valori della tradizione. Ha un'aria di inquisitore medioevale. Ha un controllo della lingua molto alto e conosce molto bene i punti deboli del "nemico". Conosce bene l'arte dell'intimidazione.


Riassunto: Buio.
Immagini video di Pisa proiettate su uno schermo di carta che occupa il fondo della scena.

Sguardo soggettivo sulla città come se fossero gli occhi del Giovane a guardare. Vari luoghi. Vari momenti della giornata. Piazza del mercato. Rissa. Cazzotto.


SCENA 1
Il Giovane rompe lo schermo ed entra in scena. Siamo in un tempo e un luogo dilatati, in un limbo. La prima parte è un breve monologo del Giovane che, ancora mezzo stordito dal cazzotto, parla di quelli che lo hanno picchiato e che secondo lui rappresentano l'ipocrisia di questa città.

Molto incazzato parla di Pisa. Parla della tradizione di sinistra della città. All'inizio parla di queste cose con la rabbia di uno che ha appena ricevuto un cazzotto. Poi in maniera più ossessiva. Ogni tanto si sentono suoni strani e incomprensibili che vengono da lontano e incutono al Giovane una relativa ansia rispetto al luogo. Parlando del passato pensa anche al caso Serantini.

Pensa a tutti i discorsi che ha sempre sentito e che gli sembrano in gran parte ipocriti e finti e gli provocano un sentimento di depressione e delusione. Mentre il Giovane sta ancora parlando, dal buco che ha lasciato nello schermo di carta si intravede il Giudice che lo spia. Poi sparisce. Poi riappare con un dossier di fogli in mano.


SCENA 2
Il Giudice entra come se avesse da finire un lavoro di routine. Il Giudice (che vuole cancellare la memoria di Serantini) indaga il Giovane perché sta riesumando questa vecchia storia.

Il Giovane, che non capisce niente, lo prende in giro. Poi comincia ad avere paura di lui. Anche quel posto e quei suoni in sottofondo (macchina da scrivere, porte che si aprono e si richiudono, colpi) contribuiscono a determinare lo stato d'animo del Giovane rendendolo più vulnerabile.

Il Giudice, con la sua supremazia linguistica lo sta massacrando con le parole.

Il Giovane diventa l'incarnazione di Serantini che viene ammazzato, invece che con le botte, con le parole.

Diventa quasi una tortura fisica. Le manganellate delle parole.


SCENA 3
Il Giovane reagisce. Prende coscienza della serietà del caso Serantini che diventa una faccenda sua personale. Il senso dell' impotenza che accumula dentro di sé si trasforma all'inizio in rabbia e poi in una forza invincibile.

Il Giovane vince. (La città si ricorda di Serantini. Non si ricorda del Giudice.) Il Giudice muore dalla vergogna e dalla rabbia: Il Giudice viene risucchiato nel buco da un rumore fumettistico che ne accompagna la fine. Silenzio.

Il Giovane chiude il buco con un pezzo di carta. Respira con sollievo. Esce tranquillo dalla parte degli spettatori. Buio.


Video di interviste fatte a Pisani al mercato, fuori dal supermercato, nei quartieri di periferia, in centro: cosa si ricordano dell'accaduto.

Vengono fuori tutte le banalità su Serantini che però dimostrano non un'ipocrisia, come sosteneva all'inizio il Giovane, ma che la faccenda fa veramente parte della storia e della coscienza collettiva pisana anche se le istituzioni hanno fatto di tutto per farla dimenticare.

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Biografia di Franco Serantini

Franco Serantini (il suo nome di battesimo era Francesco) nasce il 16 luglio 1951 a Cagliari. Abbandonato al brefotrofio vi rimane fino all'età di due anni, quando viene adottato da una coppia senza figli. Dopo la morte della madre adottiva è dato in affidamento ai "nonni materni", con i quali vive, a Campobello di Licata in Sicilia, fino al compimento dei nove anni quando è trasferito di nuovo in un istituto d'assistenza a Cagliari. Nel 1968 è inviato all'Istituto per l'osservazione dei minori di Firenze e da qui -pur senza la minima ragione di ordine penale- destinato al riformatorio di Pisa "Pietro Thouar" in regime di semilibertà (deve mangiare e dormire in istituto). A Pisa, dopo la licenza media alla scuola statale Fibonacci, frequenta la scuola di contabilità aziendale. Con lo studio e la conoscenza di nuovi amici incomincia a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi all'ambiente politico della sinistra frequentando le sedi delle Federazioni giovanili comunista e socialista, passando da Lotta continua fino ad approdare, nell'autunno del 1970, al gruppo anarchico "Giuseppe Pinelli" che ha la sede in via S. Martino al numero civico 48. Insieme a tanti altri compagni è impegnato in tutte le iniziative sociali di quegli anni, come l'esperienza del "Mercato rosso" nel quartiere popolare del Cep, in molte iniziative antifasciste e, infine, nell'accesa discussione che la candidatura di protesta di Pietro Valpreda aveva innescato nel movimento anarchico. Il 5 maggio 1972 partecipa al presidio antifascista indetto da Lotta continua a Pisa contro il comizio dell'on. Giuseppe Niccolai del Movimento Sociale Italiano. Il presidio viene duramente attaccato dalla polizia; durante una delle innumerevoli cariche Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue. Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto a un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice, le guardie carcerarie e il medico del carcere non giudicano serio. Il 7 maggio, dopo due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore alle 9,45. Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere dal Comune l'autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L'ufficio del Comune rifiuta, mentre la notizia della morte di Serantini si diffonde in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide insieme all'avvocato Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo si svolge l'autopsia: l'avvocato Giovanni Sorbi esce dalla sala dell'obitorio dell'Ospedale di Santa Chiara e ricorda: "E' stato un trauma assistere all'autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c'era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi". I suoi funerali, il 9 maggio 1972, vedono una grande partecipazione popolare. Al cimitero, Cafiero Ciuti, un anziano militante anarchico, tiene l'ultimo discorso di commiato. In piazza S. Silvestro il 13 maggio del 1972 dopo una grande manifestazione indetta da Lotta continua con un comizio conclusivo di Gianni Landi per gli anarchici e di Adriano Sofri per Lotta continua viene apposta all'ingresso del palazzo Tohuar, che è stata l'ultima dimora di Franco, una lapide in suo ricordo. Le manifestazioni e le iniziative per ricordare Serantini si rinnovano, anno dopo anno, a Torino gli viene dedicata una scuola, nel 1979 a Pisa nasce la biblioteca omonima e nel 1982 in piazza S. Silvestro, ribattezzata dal popolo nel frattempo piazza Serantini, viene inaugurato un monumento donato dai cavatori di Carrara.

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SCHEDA TECNICA DELLO SPETTACOLO

    SPAZIO SCENICO
  • Spazio scenico preferibilmente non all'italiana. Anche spazi non convenzionali.
  • Dimensioni: Larghezza mt. 6 e Profondità mt. 8, con la possibilità di avere 1 bilancino laterale per ogni taglio di quinta di altezza di 3 mt.
  • Spazio per il video proiettore e l'operatore video in centro subito di fronte alla scena. (Vedi disegno della scena)
  • 1 scala per il puntamento luci.

    LUCI
  • 12 sagomatori ETC 36°, (oppure 12 sagomatori abbastanza larghi di focale, 1200W) completi di staffe e portagelatine.
  • 2 PC 1000W completi di bandiere e cavalletti
    caveria varia sufficiente per il montaggio
  • 1 centralina luci manuale 12ch.+dimmers

    CARICO LUCE
  • 15 Kw trifase

    FONICA
  • mixer audio non inferiore 8 canali con minimo 2 mandate monitor e mandata effetto.
  • 2 lettori CD con display digitale con misurazione tempo (consiglio CDJ PIONEER)
  • Impianto di diffusione adeguato al locale. (Da concordare con i tecnici della compagnia minimo 8-10 giorni prima del debutto)
  • 2 microfoni panoramici a condensatore, se necessario (es. per spazi all'aperto)

    VIDEO
  • 1 videoproiettore
  • cavo per il collegamento con la fonica

    MONTAGGIO + SMONTAGGIO
  • MONTAGGIO: il giorno prima del debutto (minimo 7 ore)
  • SMONTAGGIO: la sera dopo l'ultima replica (3 ore)

    PERSONALE TECNICO
  • 1 illuminotecnico da assistere al montaggio luci.
  • 1 macchinista da assistere al montaggio e lo smontaggio della scena.

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