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I luoghi degli antichi / quinta puntata
Nella biblioteca di Alessandria a caccia dei confini del mondo


Le "Colonne" spostate a Gibilterra
così Eratostene nascose Atlantide

Sotto processo il padre della nuova geografia
Fu lui a "deportare" il Simbolo dell'Ignoto?


di SERGIO FRAU
 

Davvero, da sempre, a Gibilterra? O, prima, al Canale di Sicilia? Come molti testi antichi fanno sospettare? Dov'erano, davvero, le primissime Colonne d'Ercole? La posta in gioco, ormai, è davvero alta: c'è la credibilità di Platone e dei suoi racconti su Atlantide da verificare tra poco. Perché lui ci ha lasciato scritto che al di là di quella bocca che gli Ateniesi chiamavano Colonne d'Ercole c'era un'isola. E che da quell'isola si raggiungevano altre isole e il continente che tutto circonda... Uscendo ora dalla tenaglia Lilibeo-Capo Bon, quella "favola" platonica assume connotati di sorprendente realismo... Il problema è: come, quando e perché le prime Colonne d'Ercole dal Canale di Sicilia - lì dove Sapienti di ieri e di oggi raccontano esserci stati fondali maledetti e anche la Cortina di Ferro dell'Antichità che spartiva il Mar Greco da quello Fenicio - possono essere slittate a Gibilterra? E chi è stato? Tutti gli indizi - 300 pagine di indizi - obbligano a perquisire la Biblioteca di Alessandria. Indiziato Numero Uno è, infatti, il suo Magnifico Rettore: Eratostene di Cirene, Padre della Moderna Geografia.

Il libro di Sergio Frau - "Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta" (che arriva oggi in libreria edito dalla
NurNeon, pagg. 672, euro 30) - trascina quel Genio del Mondo Nuovo davanti a un ipotetico Tribunale della Geografia. Lì, ascoltati i migliori testimoni dell'Antichità - da Polibio a Strabone che gli rovesciano addosso cento accuse di superficialità - e i migliori esperti dell'Evo Moderno - da Prontera alla Aujac (il Verbale del processo è agli Atti, nel libro) - si chiede la condanna del Grande Geografo per aver spostato i Confini di un mondo diventato più grande, criptando così la Prima Storia mediterranea... Da quella sezione del libro oggi anticipiamo L'Arringa dell'Accusa.


L'arringa la riportiamo tale e quale come era nelle fotocopie dell'Accusa. "Che tutto cambi - dopo Eratostene e la potenza comunicativa irradiata dalla sua Biblioteca di Alessandria - non v'è dubbio. Il problema che voi Giurati dovreste porvi qui, ora, è solo questo: fu colposo o doloso l'operato di Eratostene? Un malinteso su quale fosse il Mare Esterno? O, invece, una scelta fatta a freddo per amor di simmetria? Perché fu proprio così che, da allora, l'Ordine Nuovo di Alessandria trionfò sulla Tradizione.

E, da Alessandria, quell'Ordine contagerà il mondo. Un mondo che, di lì a poco, diventerà tutto Roma. E sì: con lui, l'Ordine regna ad Alessandria. Tutt'intorno, però, era ancora un gran casino... La battaglia di Zama è del 202: l'agonia di Cartagine iniziata 40 anni prima con le perdite di Malta e della rocca di Lilibeo, è proprio da allora che si fa irreversibile. Con il trattato del 201. Herakles/Milqart, dio e dominatore dell'Ovest, tira in secco quella decina di navi che Roma, ormai, gli permette: la sua poderosa flotta non dominerà mai più il Mar Grande d'Occidente. Ricordiamolo: la Sardegna l'aveva persa, insieme alla Corsica, nel 238. Malta e Sicilia erano già romane dal 241, insieme alle Egadi. Eratostene è proprio in quegli anni che ridisegna il mondo. La Cortina di Ferro che strozzava il Mediterraneo era ormai svanita.

E le Colonne d'Ercole? Un buon titolo, certo, ma ormai senza senso: un toponimo scintillante, evocativo, magico da riutilizzare alla prima occasione. Ovvero: subito! Per tutt'altra storia, per la Nuova Geografia. Una geografia che ribattezzasse l'Occidente Fenicio con tutti quei suoi nomini impossibili, scritti da sgorbietti senza vocali e, per di più, all'incontrario. Come se a noi ci arrivasse addosso, d'improvviso, tutta l'Urss, vinta, da tradurre dal cirillico...

Colonne d'Ercole in via di deportazione... Il conto alla rovescia è già iniziato! Decolleranno tra poco, proprio come l'Omphalos da Delfi, del resto...

"L'Ombelico del Mondo, ancora bloccato a Delfi? E solo perché Zeus aveva fatto incontrare là, su quel picco sacro, due aquile d'oro liberate ai confini delle terre conosciute? Ma siamo pazzi?" deve essersi chiesto, spazientito, Eratostene.

"Neanche per idea!" deve essersi risposto. "Mondo nuovo? Ombelico nuovo! Fatto!".

Queste sono realtà già certe! Stradocumentate, Signori della Corte... Fu, infatti, proprio così che la sacra Delfi venne privata del suo titolo, e Rodi ebbe l'onore improvviso di diventare il Nuovo Omphalos, il Centro della Terra Grande ridisegnata - creata - da Eratostene.

No! Rodi mica ce li aveva meriti particolari! Né sacralità da vantare! La sua vera, unica fortuna era di essere da sempre come Malta e Gibilterra su quello che noi oggi chiamiamo - anche grazie a Eratostene - il 36[ba] parallelo: il Parallelo Fondamentale.

Un po' come Greenwich... Toglile quel suo meridiano e...

Era stato costretto a farlo, Eratostene, quello sfregio sacrilego a Delfi, ai suoi sacerdoti, ad Apollo figlio di Latona, a Zeus?

Tutta colpa di Alessandro... E della Simmetria...

Il Grande, infatti - con quella sua smania aristotelica di misurare, archiviare, possedere, anche mentalmente, spazi e tempi - il Mondo fino all'India, fino a Samarcanda dove arrivò nel 329 a.C. (giusto un secolo prima dei grandi lavori cartografici di Eratostene), fino al Gange, mica l'aveva solo conquistato...

L'aveva anche misurato passo passo, bêma per bêma. Bematisti, infatti, si chiamavano gli uomini-contachilometri dell'Imperatore Macedone. Loro compito era di fare passi sempre uguali, contarli per bene, tenerli a mente e riferire ai cartografi. Nell'Alessandria di Eratostene - erede ed archivio di tutti quei dati raccolti da Alessandro & C. in Oriente - dovevano avere, ormai, le misure più o meno esatte del mondo fino al Gange, mentre prima di Alessandro si sapeva, sì e no, dell'Indo.

Mille dati, notizie confuse, ma idee chiare, e tutto il mondo da rimontare: il più fantastico puzzle della storia! Da perderci la testa a rimetterlo insieme: il confine orientale del mondo conosciuto - quello di Zeus e della sua aquila d'oro liberata dai Paesi dell'Alba - era sempre stato ai monti del Caucaso, proprio dove Prometeo era stato incatenato a far da segnale.

Al confine occidentale - luogo di partenza dell'altra aquila d'oro, quella del Tramonto - ci pensava invece suo fratello Atlante, bloccato anche lui ma, nel mare, a reggere il Cielo del Tramonto. Sempre lì, nel mezzo, tra il 38[ba] e il 39[ba] parallelo, il "parallelo di Delfi!", e probabilmente - almeno a misurare le equidistanze su una carta d'oggi - in Sardegna. Così sì, che Delfi - lì al centro, sotto il Sole del mezzogiorno, del mezzo cammino - aveva un senso...

Ma provaci a rimettere tutto in bella copia, ora - con tutta quell'India nuova - su una mappa... Il Mondo conosciuto fa impressione. L'ecumène ora ti pende tutto a Oriente, ti si slarga verso il Gange: è tutto disordinato, disorientato, asimmetrico, inguardabile, non degno di Alessandria...
Servirebbe... Serve un aggiustamento di tiro!

"Fatto! L'abbiamo appena fatto a Zeus e a quelle sue due aquile, figurarsi se non lo possiamo fare anche a Herakles/Milqart, dio sconfitto, e a quei suoi due patetici pilastri obsoleti ed ormai inutili, monumento ai caduti commerci di Cartagine...".

Ed eccole, finalmente, le Colonne d'Eratostene a Gibilterra. Eccole laggiù, d'improvviso! Solide, giuste, giustificate, autorevoli, incontrovertibili, definitive, teoriche, geometriche. Colonne Nuove di zecca a tener ben disteso il Mondo nuovo di zecca. Il Mondo Grande di Alessandro il Grande, finalmente tutto ben stirato sulle carte appena disegnate per regalare certezze a un pubblico vergine, ignorante di geografia, scienza nuova che ti spara contro paroloni come sfragide o dodecaedro o, che so, gnomone tanto che nessuno osa più mettere in discussione nulla. Chi avrebbe potuto farlo poi?

E sì: son le Scienze Esatte, ormai, queste! Già roba per addetti ai lavori... E chi osa più metterci bocca... Se le Colonne, ora, stanno lì, avranno le loro buone ragioni... Se ce le hanno messe - quelli di Alessandria, poi, che la sapevano così lunga - perché toccarle? Così ora sono lì - simboli inquietanti di geometrica potenza - a chiudere l'Ovest di Gibilterra. Niente segnala più che quei fondali del Canale, se non li sai, ti possono anche ammazzare di acqua e fango.

Sono simboli satellitari, ormai, le Colonne di Eratostene. Laggiù, lontano lontano, a criptare gli antichi testi. A non farti capire più niente del Mondo com'era stato fino allora. A render cretini gli svolazzi dei Miti. A spegnere la luce sugli Anni Bui.

Ad accendere l'insegna Dark Age.

Sono slittate a Occidente. Come niente fosse. Come un cartello stradale. Come frontiere sacre solo a pellerossa che, poi, un Custer qualsiasi e i suoi che arrivano lì, si permettono di ribattezzare sacrileghi, a cuor leggero - su quello stesso 36[b0] parallelo che ora da Rodi, infilza prima Malta e il Canale dov'erano le antiche Colonne d'Ercole, e poi Gibilterra, nuova Regina dei Confini.

Regina senz'anima e senza storia. Regina, ma senza mostri né fango. Regina, solo perché così almeno quadra tutto.

Slittano. E, slittando fin laggiù, le Colonne si trascinano lontano lontano la Storia, e le storie, e la dignità del Mediterraneo d'Occidente. Succhiano via sangue e vita all'antico Mare di Herakles/Milqart, quello che con il vento buono ti portava da Tiro a Cartagine, da Cartagine a Tharros, da Tharros a Ibiza, da Ibiza fin su a Cadice, città santa, potendo continuare a parlare sempre la stessa lingua, a pregare sempre gli stessi dèi, in templi sempre tutti uguali.

Il Mare di Herakles/Milqart, al di là delle sue Colonne, quel mare che tanta paura ha sempre fatto ai Greci, non c'è più: è alla deriva con tutti i suoi miti. Lui stesso annacquato, dissolto in questo Oceano nuovo di zecca. Un Oceano che, certo, non è più quello di Omero e che finirà ben presto per succhiargli via persino il suo antico nome: Atlantico. Mar di Atlante e di tutte quelle sue nuove Esperidi marocchine.

L'Ordine regna ad Alessandria. E da Alessandria sul Mondo. Ci penserà poi Roma a farlo suo e torchiarlo a dovere.

L'Impero di Herakles/Milqart non c'è più. Anzi: non c'è mai stato.

Persino Atlantide è scomparsa. Si sono sciolti come sale nei nuovi mari di quelle mappe che riempiranno di stupore, riverenza e ammirazione gli occhi del mondo fino a oggi. Annegano lì dentro i Miti: non servono neanche più. Non ti aiutano più a capire i popoli fratelli. O a metterti in guardia da quelli nemici.
Diventano solo strane, lontane, ridicole storie di un litigioso Pantheon mezzo pazzo, mezzo scemo, affogato nel Mar Nuovo e nel ridicolo.

L'Occidente sono le Bahamas, ormai. Il Sole scende tra i Sargassi.

Gli dèi del Tramonto galleggiano, boccheggiano, lontano da tutto. Sballottati. Come resti di un altare distrutto, di un crocefisso in cento pezzi. Ho torto io? Cacciateli fuori voi, di nuovo, tutti quegli dèi, ora che sono appena rientrati, tutti insieme.

Assolverlo, Eratostene? Sarebbe annegarli tutti di nuovo.

Nel 146 Roma sparge sale sulle macerie spianate di Cartagine. Migliaia di sigilli - saltati fuori dagli scavi - ricordano quei papiri cartaginesi bruciati allora. Dovevano scrivere tutt'altre storie.

Tutt'altra Storia.

Milqart si è sciolto in mare. Ogni sua parola è cenere. Quel mare in cui si specchiava il suo nome è in pezzi: Milqart è in frantumi, c'è solo Herakles, ormai... Assolvere Eratostene? Pensateci. Pensateci bene prima di farlo".

Il Giudice: "Finito?".

L'Accusa: "Finito".

***

Assolverlo Eratostene? Chi davvero lo assolve si fermi pure qui. Non la varchi neppure questa pagina: ora che le Colonne son tornate al loro posto, in quel Canale di Sicilia che strozzava il mondo piccolo degli Antichi più antichi, lasceremo il mare magnum di quest'inchiesta per azzardare le acque infide dell'ipotesi.

Ipotesi, sia chiaro! Mica fantasticherie! Ché altrimenti si cominciava subito a lavorar di fantasia e a cuor leggero... E, allora, tutta questa roba, e quella che ora segue, poteva esser buttata giù pure in due mesi, senza farsi staccar via un pezzo grosso di vita... Del resto è ineluttabile, purtroppo: impossibile non andare oltre.
Arrivati a questo punto, poi...

E sì, perché appena più in là, al di là di queste Colonne di Ercole, c'è - sì, certo... - il rischio dello sputtanamento. Ma c'è anche Platone, però, messo lì a far da sirena... Quel Platone settantenne del Timeo e del Crizia che, nel IV secolo a. C. - cent'anni prima di Eratostene e della sua Rivoluzione cartografica - ci scriveva: "Davanti a quella bocca che gli Ateniesi chiamano Colonne d'Eracle c'era un'isola, e da quest'isola si raggiungevano le altre isole, e il continente che tutto circonda...".

Come tapparsi le orecchie con la cera, ormai? Farsi legare? Da che? Da chi? E' Atlantide, quella di cui Platone sta parlando, l'Isola Fiaba, il Paradiso Rompicapo sacro a Poseidone, Trono di Re Atlante (che regge il cielo del Tramonto) e di quel suo gemello Gadeiro, che ha tutte le sue coste del Sud blindate dalle fortificazioni e da torri.

C'è già naufragata gran bella gente, andandola a cercare... Nessuno di loro, finora, però, era mai uscito da queste qui, di Colonne d'Ercole, queste del Canale di Sicilia, appena tornate - senza licenza alcuna, per la prima volta, dopo 2200 anni - al loro antico posto...

Proviamo? Proviamo. L'inchiesta, però, finisce qui. Ora, ormai, è davvero tutto un azzardo osare al di là di queste Colonne d'Eracle del Non plus ultra... Tutto vero: solo i pazzi lo fanno. Male che vada, però, ci ritroveremo, a boccheggiare, di nuovo in alto mare ma, almeno, non più soli, come finora che c'erano soltanto gli Antichi a tenerti a galla. Naufraghi sì, ma, anzi, d'ora in poi, in buona, straordinaria compagnia: con Bacone che negli anni Sessanta del Seicento, Atlantide, la giurava in America; con Frost che, nel 1909, ci vedeva Creta; con Frobenius che, nel 1910, la metteva in Nigeria; con Bérard che, nel 1929, disse Cartagine; con Luce & Marinatos che nel 1969 e 1971 scommisero su Santorini e tutti ci credettero; o con il Cnr tedesco che ora sta frugando vicino Troia. Con... Chissà, se anche tanto tanto tempo fa, prima di varcare le Colonne d'Ercole - queste Colonne d'Ercole qui, qui al Canale di Sicilia - qualcuno, vedendoti preoccupato, teso, spaventato, ti si avvicinava per dirti: "Buon vento!".

(5. continua)

(18 aprile 2002)

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