Una nuova "rete di sorveglianza" aprirebbe alla Fbi
e alle polizie internazionali le porte di Internet


Enfopol, le eurospie
partorite da Echelon



 

ROMA - Nome in codice: Enfopol. Secondo l'Unione europea sarebbe solo un acronimo usato "per classificare i documenti relativi alla cooperazione delle polizie che vengono distribuiti nell'ambito del Consiglio dei ministri". Secondo alcuni giornalisti investigativi e molti "cani da guardia" delle libertà civili è invece il corrispettivo europeo di Echelon, la "rete di intercettazione globale" creata dai servizi segreti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda, di cui si è parlato molto due anni fa, quando il rapporto "Valutazione delle tecnologie di controllo politico" preparato dal gruppo inglese Omega venne presentato al Parlamento europeo.

L'esistenza di Enfopol è denunciata la prima volta da un documento di StateWatch, organizzazione di "monitoraggio delle libertà civili in Europa", che sostiene che l'Ue, "in collaborazione con la Fbi", ha attivato un "sistema di sorveglianza globale delle telecomunicazioni". La finalità è quella di "combattere i gravi crimini e proteggere la sicurezza nazionale", ma, scrive StateWatch, "per fare questo è stato creato un sistema in grado di controllare chiunque". Enfopol sarebbe dunque un accordo di cooperazione tra Europa e Stati Uniti per il controllo dei mezzi di telecomunicaszione, un "grande fratello" che, a regime, dovrebbe spiare circa 370 milioni di cittadini europei.

Nel 1993, secondo la ricostruzione che StateWatch fa della "vicenda Enfopol", i ministri della Giustizia e degli Interni comunitari si incontrano a Bruxelles e decidono che gli esperti degli Stati membri e la Fbi debbano cominciare a lavorare assieme. La struttura di lavoro ha una sigla, "Ilets" (International Law Enforcement Telecommunication Seminar), "seminari" tra americani della Fbi, servizi segreti inglesi e australiani e forze di polizia europee. Nel 1994, in un seminario a Bonn, la "Ilets" elabora il documento "Iur" (International user requirements for communications interception), mette cioè a punto gli standard ai quali le aziende di telecomunicazioni devono attenersi per consentire la più completa libertà di investigazione e di intercettazione alle forze di polizia internazionali.

Da quel momento cominciano le pressioni sulle organizzazioni internazionali delle telecomunicazioni, perché adottino le specifiche tecniche richieste dalle forze di polizia, e il lavoro di lobbying sui governi di tutto il mondo. In pratica si tratta di far passare leggi, norme e codici che impongono agli Internet provider e ai carrier di lasciare una "porta aperta" per le intercettazioni. In particolare i provider dovrebbero aprire nei propri sistemi degli accessi riservati alle forze di polizia, in modo da consentire un completo monitoraggio e controllo delle operazioni svolte dagli utenti: accesso ai documenti crittati, ai metodi utilizzati per le codifiche, ai nomi e alle password degli utenti, ai codici di carta di credito e ai "pin number" utilizzati nei pagamenti, agli strumenti usati per la connessione tra modem, linea Isdn, Gsm, eccetera.

I risultati del lavoro di lobbying arrivano presto: negli Stati Uniti il codice "Iur" diviene legge nell'ottobre del 1994 (una legge che rafforza i poteri delle Law Enforcement Agencies nelle intercettazioni); in Europa il Consiglio dei ministri vota nel 1995 la risoluzione "Enfopol 95", nella quale chiede alle aziende di telecomunicazioni europee di adottare i requisiti tecnici "Iur". Infine, lo scorso 7 maggio, in un'aula vuota per tre quarti il Parlamento europeo approva il progetto "Enfopol 98" che autorizza le forze dell'ordine europee e la Fbi a intercettare le comunicazioni che passano su Internet, sui satelliti, sui pager, sul telefono, per prevenire e sconfiggere la criminalità. Ma pochi giorni dopo "Enfopol 98" è bocciato dal Consiglio dei ministri europei.

Enfopol ha già scatenato molte proteste da parte degli Internet provider e dei movimenti che controllano le libertà e la privacy su Internet. Anche perché il giornalista inglese Duncan Campbell, lo stesso che ha scritto il secondo rapporto Echelon, sostiene che Enfopol è strettamente connesso alla rete Echelon, cioè la copertura ufficiale di una nuova rete di spionaggio internazionale nata da una costola della vecchia e forse pensionanda Echelon.

E' difficile dire se il progetto "Enfopol 98" arriverà mai in porto. Proprio in questi giorni due diversi rapporti della commissione del Commercio e dell'Industria inglesi sul commercio elettronico hanno invitato il governo a non accettare alcun tipo di restrizioni sulla crittografia. Identiche le prese di posizione francesi e tedesche, che hanno mostrato una insofferenza crescente sui limiti imposti dagli Stati Uniti sui software crittografici. In più c'è da considerare che il prossimo presidente del Consiglio europeo sarà la Finlandia, paese molto severo quando si parla di limitare le libertà in Rete. (i.r.f.)

(26 giugno 1999)
 


La crisi del
"grande fratello"


Enfopol, l'erede
di Echelon


IN RETE
(in inglese)

Il rapporto Echelon

"Interception
Capabilities 2000"


La pagina di
Duncan Campbell


Il sito
Cryptome


StateWatch

Enfopol: i documenti
del Parlamento europeo

Prima risoluzione

Seconda risoluzione

DALL'ARCHIVIO
DI Repubblica.it

DOSSIER/ECHELON

Molto rumore
poche prove


Il documento
ufficiale


Ecco la rete
di spionaggio


Intercettazioni
e crittografia

Intervista
con Andrea Monti


Echelon, spie
e segreti

(Guida alla Rete
in italiano
e inglese)