1668      FRANCESCO MARIA DELLA ROVERE  Di Senigallia. Duca di Urbino e di Sora. Signore di Pesaro, Senigallia, Fossombrone, Gubbio. Figlio di Giovanni, figlio adottivo di Guidobaldo da Montefeltro, genero di Francesco Gonzaga.

  1490 (marzo) – 1538 (ottobre)

Anno, mese

Stato. Comp. ventura

Avversario

Condotta

Area attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1499

 

 

 

 

Nei suoi primi anni studia con l’umanista Ludovico Odasio. Si preme a Roma per  un suo matrimonio con Angela Borgia.

1501

 

 

 

 

 

Feb.

 

 

 

Lazio

Gli è confermata dal papa Alessandro VI la carica di prefetto di Roma.

1502

 

 

 

 

 

……..

 

 

 

Lazio

Viene investito del ducato di Sora da parte del di Francia Luigi XII.

Giu.

 

 

 

Marche Toscana Piemonte

E’ costretto a fuggire da Urbino, a seguito delle minacce di Cesare Borgia a Guidobaldo da Montefeltro; tocca San Leo e giunge in salvo nel fiorentino. Da qui è condotto di nascosto ad Asti, dove si trova lo zio, il cardinale Giuliano della Rovere (il futuro Giulio II).

Dic.

 

 

 

Marche e Veneto

Rientra nelle Marche;  deve ancora allontanarsi da Senigallia con la madre Giovanna da Montefeltro ed Andrea Doria, che ha difeso la città contro i pontifici, e riparare per un anno a Venezia.

1503

 

 

 

 

 

……..

 

 

 

Francia

Vive alla corte francese, dove ha modo di conoscere Gastone di Foix.

Sett.

 

 

 

Marche

Ritorna nelle Marche, a Senigallia, alla morte del pontefice. Il nuovo papa Giulio II lo riconferma nella carica di prefetto di Roma.

……..

 

 

 

Francia

 

1504

 

 

 

 

 

Feb.

 

 

 

Lazio

Richiamato dalla Francia, nel suo viaggio tocca Milano, Bolsena e Roma.

Apr.

 

 

 

Lazio

E’ adottato a Roma dal Montefeltro, alla presenza di 4 cardinali e di altri prelati.

Mag.

Chiesa

220 lance

 

Lazio

Gli è concessa una condotta di 220 lance; suo luogotenente è Giovanni Gonzaga.

Dic.

 

 

 

Lazio

A Roma.

1505

 

 

 

 

 

Lug.

 

 

 

Lazio

A Roma per la mostra della sua compagnia che si svolge a campo dei Fiori.

Ago.

 

 

 

 

Lascia Roma e con il Montefeltro si reca ad Orvieto ospite di Angelo di Giulio; si porta, infine, a Mantovaa a prelevarvi la moglie, Eleonora Gonzaga.

1506

 

 

 

 

 

Sett.

 

 

 

Lazio

Sebbene sofferente di lue, scorta ad Orvieto ed a Perugia (dove è ospitato da Pietro Paolo della Cornia) il papa, in occasione dell’atto di sottomissione di Giampaolo  Baglioni allo stato della Chiesa; è quindi a Gubbio.

Ott.

Chiesa

Bologna

 

Romagna

A Cesena, dove alloggia con il Montefeltro nelle case di Niccolò Guerra da Bagno. E’ presente alla rassegna dell’esercito pontificio.

Nov.

 

 

 

Emilia

Segue Giulio II nel suo solenne ingresso in Bologna.

1507

 

 

 

 

 

Apr.

 

 

 

 

Il re di Spagna Ferdinando il Cattolico gli dà in signoria Roccaguglielma.

Nov.

 

 

 

Marche

Uccide ad Urbino il signore di Sassocorvaro Giovanni Andrea Bravo, amante della sorella Maria, vedova di Venanzio da Varano; lo invita a pranzo, si apparta con lui in una stanza con la scusa di un gioco e lo colpisce con 27 colpi di pugnale, mentre suoi servitori trattengono l’uomo alle spalle. Fugge a Senigallia.

1508

 

 

 

 

 

Mar.

 

 

 

 

Con la morte del Montefeltro, viene nominato duca di Urbino.

Ott.

Chiesa

 

Gonfaloniere  216 lance e 58 cavalli leggeri

Romagna    ed Emilia

Discute a tavola con Cesare Gonzaga e sfodera la spada: è calmato dai suoi cortigiani dopo avere raggiunto a cavallo Cesena. E’ nominato gonfaloniere dello stato della Chiesa: la cerimonia di investitura avviene a Bologna nella chiesa di San Pe tronio, dove il cardinale di Pavia Francesco Alidosi gli consegna le insegne del co mando. Nella città prende alloggio in strada Castiglione nel palazzo di Giovanni Galeazzo e di Giovanni Francesco Poeta, al momento fuoriusciti perché favorevoli ai Bentivoglio. Assiste al palio corso da 8 cavalli in strada San Felice. Ritorna a Cesena, ospite di Vincenzo Cassina.

Nov.

 

 

 

Emilia

Alla mostra dei suoi uomini, che si svolge a Bologna.

Dic.

 

 

 

Emilia

Con 100 cavalli segue da Bologna ad Imola l’Alidosi, attraversa il faentino, che è controllato dai veneziani, perviene a Forlì ed a Cesena.

1509

 

 

 

 

 

Apr.

Chiesa

Venezia

Capitano g.le

Marche

Raccoglie le sue milizie ad Urbino, tocca Sassocorvaro e San Marino e da qui passa ai Frà Bianchi per minacciare Rimini; è a Sant’Arcangelo di Romagna con 360 cavalli, ove è raggiunto dal Baglioni con 100 uomini d’arme.Viene a Forlimpopoli e, alla testa di 400 lance,400 cavalli leggeri, 8000 fanti e 30 cannoni fornitigli dal duca di Ferrara, assale le città romagnole possedute dai veneziani. Saccheggia il territorio tra Cesena e Cervia.

Mag.

 

 

 

Romagna

E’ tra Imola e Faenza, ha Solarolo, Brisighella e Granarolo, assedia Russi. Fa costruire un fossato attorno al castello munito di ripari per i suoi soldati; invia di notte verso Ravenna Chiappino Vitelli (50 lance) e Giovanni Vitelli (100 cavalli leggeri) che si pongono in imboscata. Dalla città esce Giovanni Greco con cavalli leggeri  ed alcune compagnie di fanti che è sconfitto e fatto prigioniero. Anche i difensori di Russi cedono dopo un assedio di dieci giorni. Fa accecare 4/5 bombardieri della rocca, colpevoli di avere tirato contro il suo padiglione e di avere in tal modo ucciso 5 suoi cortigiani. Si sposta nel faentino e ne saccheggia il contado; attacca Faenza e corre il rischio di rimanere ucciso sotto le mura da un colpo di artiglieria. Fa svaligiare nell’occasione, contro i patti siglati dal cardinale di Pavia, 500 fanti che si stanno allontanando dalla città. Entra in Ravenna (di cui impedisce il sacco, desiderato viceversa dal Sassatello e dagli svizzeri di Giorgio Soprasasso con il tacito assenso dell’Alidosi) ed in Cervia.

Giu.

 

 

 

Romagna

Ha Rimini e con tale conquista termina la campagna contro i veneziani : licenzia i fanti e distribuisce la cavalleria nel territorio.

Lug.

 

 

 

Marche

Passa per Perugia (è ospite del Baglioni) e ritorna ad Urbino. Si reca ad Orvieto (è ospitato da Angelo di Benincasa) e vi è raggiunto dal Baglioni; insieme si portano a Todi per accogliervi il legato pontificio, il vescovo di Urbino Gabriele Gabrielli.

Ott.

 

 

 

 

Ammazza un suo cortigiano che è stato sorpreso con una donna.

1510

 

 

 

 

 

Gen. feb.

 

 

 

Umbria e Lazio

Ritorna a Perugia per accompagnarvi Elisabetta Gonzaga, vedova del Montefeltro ed a febbraio trascorre a Roma le feste del carnevale.

Mag.

Chiesa

Ferrara Francia Impero

Capitano g.le

Marche ed Emilia

Lo stato della Chiesa si allea con i veneziani per combattere estensi e francesi. Il della Rovere parte da Urbino e viene a Bologna.

Giu.

 

 

 

Emilia

Si trova ad Argenta.

Lug.

 

 

 

Romagna

In Romagna, dove sono ai suoi ordini 800 lance, 700 cavalli leggeri e 6000 fanti. Ha senza problemi Cento e Pieve di Cento; con il Baglioni ed il Sassatello cadono pure nelle sue mani Massa Lombarda, Sant’Agata sul Santerno, Conselice, Cotignola, Bagnacavallo, Fusignano e Lugo; ne assedia la rocca ed è ferito ad una spalla da un colpo di archibugio. Alla notizia che si stanno avvicinando con Alfonso d’Este 150 lance francesi, molti cavalli leggeri e 3000 fanti tra guasconi, spagnoli ed italiani, si ritira  ad Imola abbandonando sul terreno anche 3 pezzi di artiglieria.

Ago.

 

 

 

Romagna ed Emilia

Riceve alcuni soccorsi ed espugna la rocca di Lugo, di cui non accetta la resa a patti, propostagli dai fanti di Piero Corso, perché in precedenza costoro hanno ucciso un suo trombetta. Attacca ancora Argenta: la  marcia viene ostacolata dalla pioggia e dall’allagamento dei terreni. Si trasferisce nel modenese, si accampa tra Carpi e Soliera con 16000 uomini ed ottiene Modena dai conti Francesco Maria e Gherardo  Rangoni; vi cattura anche il governatore Ercole d’Este, che giace a letto infermo. Il circondario è devastato dalla presenza dell’esercito pontificio; i contadini, inoltre, non possono dedicarsi al lavoro dei campi, perché precettati nella città per i lavori di rafforzamento delle opere difensive. Anche Carpi, San Felice sul Panaro e Finale Emilia sono conquistate dalle milizie ecclesiastiche.  

Sett.

 

 

 

Emilia

Costringe alla resa Bondeno; si acquartiera a San Martino con 5000/8000 soldati e ne conquista la torre; attacca Stellata e si blocca davanti a Ferrara. Da Finale Emilia manda in avanscoperta Collela Albanese, affinché si impadronisca della torre dell’Uccellino: dopo 15 giorni, a causa della mancanza di rinforzi che gli sono stati promessi dal cardinale di Pavia, richiama l’Albanese e si porta a San Giovanni in Persiceto. Da qui ritorna a Modena, ove un cameriere segreto del papa gli porta l’ ordine di arrestare il presule e di condurlo con sé a Bologna; invia allora il Cardillo, capitano delle sue lance spezzate, ad arrestarlo sulla strada di Rubiera e lo fa scortare a Bologna con l’accusa di tradimento.

Ott.

 

 

 

Emilia

Giulio II fa liberare l’Alidosi e lo nomina vescovo di Bologna; il della Rovere ritorna alla guardia di Modena. Si impadronisce di Rubiera con truppe veneziane.

Nov.

 

 

 

Emilia

Ha Sassuolo: nello scontro sono uccisi 90 fanti guasconi. A Modena, per un consiglio di guerra con Fabrizio Colonna, il Baglioni, Marcantonio Colonna ed il provveditore generale Paolo Capello. Attacca ancora Sassuolo, nel frattempo, ritornata nelle mani dei nemici: riconquista la città e la rocca, i cui difensori si arrendono a discrezione; i bombardieri sono gettati dalle mura. Passa a Bologna ed ha un nuovo consiglio di guerra con Fabrizio Colonna, il Baglioni, il Sassatello, Raffaello dei Pazzi ed i veneziani Antonio Pio e frà Leonardo Prato.

Dic.

 

 

 

Emilia

Si ammala. Ripresosi, è atteso a Roncaglia; con il nuovo legato, il vescovo di Senigallia Marco Vigezio, si impossessa di Concordia ed assedia il castello di Mirandola difeso da 300 fanti, 30 uomini d’arme e 40 cavalli leggeri italiani: il suo operato è criticato dai veneziani che lo giudicano troppo prudente e scarsamente aggressivo

1511

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

216 lance e 179 cavalli leggeri

Emilia

Il papa lo sostituisce personalmente nelle operazioni di assedio di Mirandola e lo riempie di improperi; il della Rovere minaccia Giovan Francesco della  Mirandola, che è fra i suoi più aperti critici. Il ridicolo lo tocca quando, con la caduta a patti del castello, pretende una parte del bottino; altri rimproveri il della Rovere riceve mentre assiste con il pontefice alla rassegna delle sue compagnie.

Feb.

 

 

 

Emilia

A Finale Emilia, con Fabrizio Colonna; si avvicinano lo Chaumont e Gian Giacomo da Trivulzio e ripiega oltre il Tanaro.

Mar.

 

 

 

Emilia

Con il Colonna si rifiuta di impedire ai francesi l’attraversamento del Secchia, sebbene gli sia espressamente richiesto dal Capello. Ira dei veneziani.

Mag.

 

 

 

Emilia

Ha un colloquio a Cento con Giulio II; continuano peraltro le sue dispute con l’Alidosi e con il Capello. In questo clima è sorpreso dalla ribellione di Bologna e dall’ avanzata del Trivulzio e dei Bentivoglio. Abbandona in silenzio il campo che si e stende da Casalecchio di Reno a porta Saragozza ed ordina di ripiegare dalla parte  della collina: turbe di contadini si gettano sugli alloggiamenti; pure dalle porte di Bologna escono numerosi uomini, avidi anch’essi di saccheggio. I francesi si gettano sulle salmerie e sulle artiglierie; pontifici e veneziani,lasciati nella più grande confusione, seguono l’ esempio del della Rovere e si danno ad una fuga disordinata verso Castel Bolognanese: nello scontro fra i suoi uomini sono uccisi 3000 fanti; gli avversari si impossessano anche di 36 pezzi di artiglieria. Il della Rovere raggiunge Ravenna, dove sta il papa ed accusa apertamente di tradimento l’Alidosi; è scacciato letteralmente dall’abbazia di San Vitale. Furibondo, si imbatte per strada con il cardinale, scortato da 100 cavalli leggeri, mentre egli ha con sé solo 12 uomini fra gentiluomini e lance spezzate. Afferra le redini della mula bianca cavalcata dal presule, lo colpi alla testa con la sua spada seguito dai suoi familiari che agiscono in pari modo. Il cardinale spira dopo essere stato trasportato in un palazzo vicino; tutti sono contenti per la notizia, perché notoria è la scellerataggine dell’Alidosi. L’unico che lo rimpiange è il pontefice, che lascia Ravenna con gli occhi gonfi di pianto.

Giu. sett.

 

 

 

Emilia e Lazio

E’ messo sotto inchiesta; è chiamato a Roma di fronte ad un tribunale composto di 4 cardinali, tra i quali vi è anche Giovanni dei Medici (il futuro Leone X). Fino alla promulgazione della sentenza è spogliato di tutte le sue cariche; può invece risiedere nel suo palazzo (ora palazzo DoriaPamphily), previo versamento a titolo di cau zione di 10000 ducati. A settembre è assolto, Giulio II lo reintegra nelle sue cariche e gli dona come risarcimento 12000 ducati.

Ott.

 

 

 

 

Mette in ordine le sue compagnie.

Nov.

 

 

 

Romagna

A Faenza con Marcantonio Colonna.

Dic.

 

 

150 lance e 2000 fanti

Romagna e Marche

Ad Imola e a Loreto, per la rassegna dei suoi uomini; da qui  punta su Fossombrone.

1512

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Marche

Non vuole raggiungere ad Imola le truppe della Lega Santa, per non sottostare agli ordini del viceré di Napoli Raimondo di Cardona.

Apr.

 

 

Gonfaloniere

Marche e Romagna

I veneziani lo aggregano alla nobiltà veneziana. Negli stessi giorni, le sue compagnie abbandonano la Romagna a seguito di scontri avvenuti a Budrio con le milizie spagnole, che si concludono con una decina di morti. Il della Rovere è convocato a Roma; ostacola inizialmente, il passaggio nelle Marche delle truppe pontificie di Troilo Savelli e di Gentile Baglioni diretti al campo di Ravenna. I collegati sono sconfitti dai francesi a Ravenna ed il duca dà ricetto nell’urbinate agli spagnoli in fuga; alcuni autori, più ostili nei suoi confronti, riferiscono di continue aggressioni da parte dei suoi sudditi ai soldati in fuga, che sono da lui accettate senza le dovute reazioni. Si incontra ad Urbino con Gentile Baglioni ed il Savelli che gli consegnano del denaro per riordinare le sue compagnie e contrastare i francesi in Romagna;  si riconcilia con il papa. Nominato di nuovo gonfaloniere della Chiesa, raduna 200  lance e 4000 fanti; rafforza la guarnigione di Fano con 400 fanti e 8 pezzi di artiglieria e viene a Fossombrone, dove si uniscono con le sue truppe il Savelli e Carlo Baglioni. E’ a Montefiore Conca con 7000 fanti e 300 lance.

Mag.

 

 

 

Romagna e Marche

I francesi abbandonano la Romagna ed il della Rovere con 200 lance e 2000 fanti recupera Rimini senza alcuna opposizione; ha la rocca da Matteo da Zara e chiede di essere raggiunto da altri 300 uomini d’arme e 1000 fanti per potere proseguire la campagna. Si ferma nella città per 18 giorni ed alloggia nella casa di Michele Melzi dei Lampergi. Ad Urbino.

Giu.

 

 

Capitano g.le 150 lance e 100 cavalli leggeri

Romagna ed Emilia

Lascia Forlì ed entra in Bologna, da cui ne sono stati scacciati i Bentivoglio; il nuovo legato, il cardinale Sigismondo Gonzaga, lo conferma nel capitanato generale delle truppe pontificie. A causa del ritardo delle paghe, le milizie devastano le coltivazioni; le conseguenze delle loro gesta sulle messi si faranno poi sentire con una grave carestia. Si trovano solo 6000 ducati da dare in acconto sui 60000 richiesti. Ha Carpi, Brescello, Finale Emilia (dove ha un colloquio con Annibale, Ermes ed Alessandro Bentivoglio), San Felice sul Panaro e la Garfagnana: evita viceversa di unirsi con i veneziani e si esime da ogni impegno.

Lug.

 

 

 

Emilia

Entra in Modena ed in Reggio Emilia. Ritorna a Bologna ed a Urbino.

Ago.

 

 

 

Romagna

A Bologna ed a Ravenna, per fronteggiare gli estensi con la fanteria.

Sett.

 

 

 

Romagna e Marche

A Imola; toglie Castel Bolognanese agli estensi; è a Lugo ed a Bagnacavallo con 450 lance e 5000 fanti ed attende l’arrivo di altri 1200 fanti spagnoli arruolati dai pontifici. Chiede al capitano del Po Andrea Contarini, che gli sia apprestato un ponte di barche per permettergli di attraversare il Po. Si ferma a Primaro; una forte pioggia ed il fiume in piena lo persuadono a rientrare al sicuro a Ravenna ed a porre termine alle operazioni. Il licenziamento dei fanti, il collocamento degli uomini d’ arme nei vari presidi ed il suo rientro ad Urbino ne sono il corollario finale. I Medici attaccano Firenze con il sostegno degli spagnoli e del pontefice: impedisce alle compagnie dei Vitelli e di Franciotto Orsini di attraversare i suoi territori e non sostiene la loro azione, nonostante che il cardinale Giovanni dei Medici sia stato allevato alla sua corte.

Ott.

 

 

 

Marche

Galeazzo Sforza gli cede il castello di Pesaro per  3500 ducati: il censo annuo che gli è imposto  per il possesso della città consiste nella consegna di una tazza d’ar gento.

1513

 

 

 

 

 

Feb.

Ancona

Jesi

 

Marche e Lazio

Ha in signoria Pesaro dal pontefice. E’ assoldato dagli anconetani per 3000 ducati, al fine di combattere gli jesini: occupa vari castelli del contado senza attaccare il capoluogo. Gli anconetani si sentono presi in giro. Sempre nei medesimi giorni il papa II acquista dall’imperatore Massimiliano d’Austria  Siena per 30000 ducati; obiettivo è quello di fare dono della città al nipote. Giulio II muore ed il disegno non si realizza; è chiamato a Roma dal collegio dei cardinali con 200 lance e 5000 fanti per sorvegliare I lavori del conclave.

Apr.

 

 

 

Lazio

A Roma all’incoronazione di Leone X: ha una disputa di precedenza con il duca di Camerino, che viene risolta a suo favore dal nuovo pontefice.

Mag.

Chiesa

Francia Venezia

 

Emilia

A Bologna, per affrontare francesi e veneziani.

1514

 

 

 

 

 

Feb.

 

 

 

 

E’ citato a Napoli per il possesso del ducato di Sora; gli sono pure richiesti dal re di Spagna 300000 ducati a titolo di risarcimento per la sconfitta di Ravenna.

Mar.

 

 

 

Marche lazio e Campania

Leone X incomincia a tramare ai suoi danni per togliergli il ducato di Urbino ed organizza a Roma un nuovo processo per l’uccisione del cardinale di Pavia. Il della Rovere manda i suoi beni a Mantovaa e si reca in incognito a Roma (dove incontra il cardinale di Bibbiena Bernardo Dovizi) ed a Napoli (per salvare il ducato di Sora).

Mag. ott.

 

 

 

Marche

Inizia i preparativi per il prossimo conflitto; raccoglie truppe, fa costruire una fusta nell’arsenale di Venezia; trattiene alcuni pezzi di artiglieria spagnoli che devono essere condotti nel regno di Napoli.

1515

 

 

 

 

 

Giu.

 

 

 

Marche

Sembra rappacificarsi con il pontefice, che gli invia 6000 ducati a saldo di paghe pregresse.

Lug.

 

 

 

Marche

E’ avviato a Bologna (condotta 250 lance), per soccorrere il duca di Milano Massimiliano Sforza contro i francesi in Lombardia: non si sposta perché non ha denaro.

Ago.

 

 

 

 

Con la nomina a capitano generale dei pontifici di Lorenzo dei Medici al posto di Giuliano dei Medici, si rifiuta di raggiungere il campo di Piacenza per non riconoscerne la superiorità gerarchica. Le sue compagnie abbandonano su suo ordine il campo di Ravenna agli ordini di Benedetto da Mondolfo; pentitosi, quando costoro arrivano a Rimini, li richiama invano indietro. Deve restituire gli anticipi ricevuti e Leone X medita ancora di togliergli il ducato di Urbino; non ha il permesso di arruolare 1000 fanti e ciò costituisce un ulteriore pretesto per non lasciare l’urbinate.

Sett.

 

 

 

 

Il re di Francia Francesco I e lo stesso fratello del papa, Giuliano dei Medici, intercedono a suo favore ed impediscono per il momento il procedimento ad atti ostili.

Ott. dic.

 

 

 

 

Invia a Venezia Malatesta Malatesta da Sogliano per offrirsi agli stipendi della Serenissima con 10000 fanti; a dicembre il consiglio dei Savi discute su un suo possibile incarico di comando.

1516

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Marche

Subisce nuove accuse da parte del papa.

Mar. mag.

Urbino

Chiesa

 

Marche

Con la morte di Giuliano dei Medici incomincia anche ufficialmente la persecuzione nei suoi confronti, che culminerà con la scomunica e la messa al bando: sono in vocati pretesti inconsistenti come la disubbidienza del duca nella guerra lombarda e, persino, l’assassinio dell’Alidosi, sebbene Leone X, da cardinale, abbia votato per l’assoluzione del della Rovere. La spoliazione è affidata a Lorenzo dei Medici.  Si prepara adeguatamente e si procura 400 cavalli leggeri, 200 lance e 8000 fanti; fortifica San Leo, Pesaro ed Urbino. 

Giu.

 

 

 

Marche

La guerra ha praticamente termine, a seguito di una contesa nata a Pesaro fra Luigi Gonzaga e Ferdinando Spagnolo, che rimane ucciso in una rissa: le genti dei due capitani si disperdono; Urbino, Senigallia e Pesaro si danno ai pontifici. Si fa convincere da Francesco Gonzaga, che gli invia al riguardo il capitano della propria guardia Alessio Beccagnolo, ad abbandonare la capitale; manda costui ad Urbino a notificare la decisione ad Ambrogio da Landriano ed autorizza i propri sudditi ad     accettare, o meno, il dominio pontificio. Rimane nella rocca di Pesaro Tranquillo Giraldi ed altri presidi sono da lui posti nelle fortezze di Senigallia, San Leo e Maiolo; si imbarca nottetempo a Pesaro, sbarca a Primaro nel ducato di Ferrara e raggiunge Goito nel marchesato di Mantovaa. Senigallia cede quasi subito ai pontifici; Pesaro si arrende dopo un mese a causa del fuoco delle artiglierie ed il Giraldi viene impiccato dagli avversari; cadono anche Maiolo e San Leo dopo tre mesi. I cardinali ratificano l’usurpazione, con l’eccezione del vescovo di Urbino, Domenico Grimani, che abbandona Roma e vi ritornerà solo alla morte del papa.

Dic.

Comp. ventura

Chiesa

 

Lombardia

Il viceré di Napoli gli confisca il ducato di Sora ed altri feudi nel napoletano, di cui è investito Guglielmo di Croy. Con la firma della pace di Noyon fra francesi e spagnoli, si porta a Sermide; gli è fornito del denaro dal Gonzaga e da Alfonso d’Este ed assolda 6200 fanti spagnoli con 40 connestabili, 800 fanti italiani, 700 cavalli leggeri e 120 uomini d’arme, rimasti tutti senza condotta. Lo seguono gli spagnoli Francesco Maldonado e Luigi di Gayoso, il borgognone Zuchero, gli albanesi Cola Moro, Andrea Bua e Costantino Boccali, l’italiano Federico Gonzaga da Bozzolo.  E’ a Marmirolo.

1517

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Lombardia Emilia e Romagna

Attraversa il Po ad Ostiglia, tocca Finale Emilia, minaccia Modena dove Francesco Guicciardini e Guido Rangoni rafforzano la guarnigione; procede verso Budrio che mette a sacco: Renzo di Ceri e Vitello Vitelli si muovono viceversa lentamente da Ravenna. Dal ducato di Ferrara penetra nel faentino, saccheggia Granarolo e si accosta a Faenza con un giovane Manfredi per sollevare la città ai danni dei pontifici. Nel suo passaggio nel forlivese chiede agli abitanti un contributo di 1000 ducati, si attenda  a Santa Maria del Forno e danneggia il contado.

Feb.

 

 

 

Romagna  e Marche

Fa riposare le truppe stanche per la lunga marcia ed il rigidissimo freddo a Saludecio, espugna e mette a sacco Gradara, si ferma a Cesenatico per due giorni per farvi riposare le truppe. Manda in avanguardia nell’urbinate il Mondolfo con alcuni cavalli;. compare con Carlo da Gubbio sotto Urbino, difesa da Jacopo Rossetto con 2000 fanti. I pontifici fuggono per la porta di Lavagine verso Pesaro ( nel combattimento sono uccisi 700 uomini); il vescovo Giulio Vitelli, che regge il ducato per conto di Lorenzo dei Medici, è fatto prigioniero. Il della Rovere entra in Urbino e raccoglie del denaro da consegnare ai fanti spagnoli che, su suggerimento del Maldonado, chiedono il sacco dei fautori delle case dei pontifici; recupera gran parte del ducato con Gubbio e Cagli. Con il Bozzolo, muove verso Fano con 6000 uomini tra cavalli e fanti, 5 pezzi di artiglieria che dispongono di una limitata quantità di polvere da sparo; la batteria è  posta alla chiesa di San Martino e sotto le mura di Santo Spirito; è colpita la porta di Santa Maria (Santa Marina). In un assalto perde 50 uomini; ritenta più volte l’attacco alla città difesa validamente dal Savelli e da Fabiano da Gallese; l’arrivo via mare di 500 fanti, inviati dal Ceri, lo inducono a ritirarsi verso Cuccurano ed a accamparsi nel convento di Santa Maria Nuova presso San Lazzaro. I mercenari spagnoli e francesi incominciano ad abbandonarlo su pressione del re di Spagna Carlo I e quello di Francia; anche i veneziani proibiscono ai loro sudditi di militare al suo servizio e bloccano a Zara la fusta da lui ordinata a suo tempo. Nonostante i vari contrattempi, a Novilara si trova ad avere a sua disposizione 12000 uomini, senza contare le cernite del ducato.

Mar.

 

 

 

Marche e Romagna

Assedia vanamente Pesaro; sconfigge i pontifici, cui infligge la perdita di 1000/ 1100 fanti e di 80/180 cavalli; punta su Loreto per spogliare il santuario dei suoi tesori: un drappello di suoi esploratori è attaccato sulle porte del centro da un  branco di lupi ed il fatto (in un’epoca in cui si vede dappertutto la presenza del divino) pone in allarme il suo esercito facendolo desistere da tale proposito. Ritorna su Rimini e punta su Saludecio: ha con sé 700 cavalli e 10000 fanti e viene fronteggiato da 20000 uomini, che soffrono a loro volta di gravi problemi logistici. I suoi spagnoli conquistano il castello di Mombaroccio e vi uccidono i 500 fanti corsi che ne sono alla difesa. Sfida a battaglia Lorenzo dei Medici tramite il capitano spagnoli Suarez ed il proprio segretario Orazio Florido che viene fatto incarcerare dagli avversari; si accorge che cavalli leggeri nemici puntano al castello di Sorbolungo; si muove velocemente e scaccia dal castello Giovanni dei Medici che se n’è impadronito. E’ tra Sorbolungo e Barti; reputa che i nemici si stiano ritirando, perché non sono in grado di impedire il vettovagliamento alle sue truppe; li insegue attraverso i monti con la speranza di precederli nella pianura. In realtà costoro prendono un’altra strada per recuperare un cannone il cui carretto da traino ha perso una ruota il giorno precedente ed attraversano il Metauro per puntare su Fossombrone. Ha una scaramuccia con le genti d’arme del Baglioni, che si voltano nella loro marcia per occupare le sua base di partenza; abbandona i carriaggi e si muove celermente, senza alcun ordine, ad un passo fortificato del fiume a Tavernelle: si salva perché il Ceri e Vitello Vitelli persuadono Lorenzo dei Medici a ripiegare, anziché attaccarlo in giornata decisiva. Ritorna a Mombaroccio e vi previene l’arrivo di 2000 fanti pontifici.

Apr.

 

 

 

Marche

Distribuisce le truppe tra Montemontanaro, Montefelcino e Castelgagliardo; fa entrare in Fontecorniale il capitano spagnolo Moriglione per occupare Montecalvi. La sua azione di pungolo fa ritirare i pontifici a Fossombrone; con i suoi cavalli leggeri ostacola poi il  flusso dei rifornimenti via terra, quando il mare agitato ostacola la navigazione da Pesaro a Fano. Con il Bozzolo viene scomunicato come ribelle.

Mag.

 

 

 

Marche e Umbria

Si colloca con i suoi uomini su una collina di Ginestreto sotto Sant’Arcangelo in Lizzola e decide di approfittare dei disordini imperanti nel campo avversario per la contrapposizione dei fanti provenienti da varie nazionalità. Assale Monte Imperiale con i suoi fanti spagnoli e sorprende 5000 pontifici (spagnoli, svizzeri e corsi) alla chiesa di San Bortolo; cattura 1300 uomini. Il giorno dopo attacca l’accampamento dei fanti guasconi e ne convince 1500 con il capitano Francesco d’Ambres a venire  al suo servizio; 600 di costoro mutano presto idea ad opera di Camillo da Trivulzio e del Sisse e stabiliscono di rientrare al campo pontificio. Il della Rovere li insegue e spinge in avanti cavalli leggeri e schioppettieri per impadronirsi dei loro carriaggi: è bloccato a San Remulo da Camillo Orsini. Militano nel periodo ai suoi ordini 10000 fanti stranieri tra lanzichenecchi, svizzeri, spagnoli (fra i quali vi sono 800 archibugieri), 2000 fanti italiani veterani, 6000 cernite e 1000 cavalli leggeri; ha a sua disposizione solamente 6/7 pezzi di artiglieria: spinto dalla mancanza di denaro in quanto i  soldati non ricevono alcuna paga da tre mesi, si volge verso l’Umbria e la Toscana. Per Fossombrone, Cagli e Gubbio si avvia, su sollecitazione di Carlo Baglioni e Borghese Petrucci, su Perugia e Siena; gli spagnoli  saccheggiano Can tiano. Avvisato dal duca di Traietto Onorato Gaetani del tradimento del Maldonado (al quale sono peraltro intercettate alcune lettere inviatigli dal papa) si incontra con tale capitano a Pianello; nasce un ammutinamento che egli riesce a sedare; convoca a Gubbio un consiglio di guerra nel quale ragguaglia i vari condottieri della slealtà del capitano spagnolo; ordina al Velastequi di porsi con i suoi archibugieri a Ponte Valdiceppi sul Tevere per impedire agli uomini del Maldonado di sbandarsi; colloca i guasconi al centro del suo schieramento, i cavalli leggeri a destra, gli uomini d’arme a sinistra e l’artiglieria alla retroguardia. Gli spagnoli fedeli sono collocati di fronte a quelli che militano con il Maldonado e che nulla sanno del tradimento. Il della Rovere rivela ai soldati gli estremi del complotto ai suoi danni; l’istruttoria è letta dal Bozzolo ed il Maldonado è condannato con altri 7 capitani ad essere passato per le picche. Sono giustiziati in tal modo anche il Plazo, Cristoforo Machio, Giovanni Perez ed il Gonzales; Suarez de Leon è ucciso dai cavalli leggeri mentre tenta di fuggire; un settimo, il Varolia è liberato, perché è riconosciuta la sua innocenza. Saccheggiate Fossato di Vico e Nocera Umbra, batte le genti medicee del Savelli e si dirige su Perugia. Si mette davanti a porta  Sole, salvo a ripiegare nelle vicinanze allorché entrano nei borghi Vitello Vitelli, Camillo da Trivulzio con 600 cavalli francesi e Camillo Orsini con molti uomini d’arme e 200 cavalli leggeri ecclesiastici, nonché moltissimi fanti provenienti da Firenze, Siena, Todi, Città della Pieve che portano il numero dei difensori a 18000/20000 armati. Il della Rovere ordina ai suoi cavalli leggeri di depredare il contado; sono invece respinti alcuni suoi attacchi portati alle mura. Il Baglioni alla fine, pur di allontanarlo dal perugino, gli fornisce 10000 ducati (2000 subito, 1000 in drappi entro tre giorni, il resto in 15 giorni) e 200 some di pane. Punta su Fratta Todina ed infesta il folignate.

Giu.

 

 

 

Umbria Toscana e Marche

Prosegue per Città di Castello e Borgo San Sepolcro (Sansepolcro); deve rientrare nei suoi possedimenti con la caduta di Fossombrone e di Pergola messe a sacco dal Ceri e dagli spagnoli del conte di Potenza Antonio di Guevara. Aiutato in segreto dal re di Francia e dai veneziani, taglieggia Fabriano, Montalboddo (Ostra, i cui abitanti gli devono sborsare 500 ducati e rifornire di vettovaglie) e Cagli; mole sta i territori di Macerata e di Recanati, preme Ancona che si disimpegna della sua presenza con 8000 ducati; assedia per 22 giorni Corinaldo; assale invano Osimo, mentre Carlo Baglini riesce ad entrare in Camerino; attacca anche Pesaro, in cui si rinchiudono il  Guevara ed il Sisse, che non osano aggredirlo perché hanno ai loro ordini un minor numero di fanti; è verso Fermo.

Lug.

 

 

 

Marche e Romagna

Ritorna sotto Osimo sempre più impotente; chiede vanamente agli anconetani altri 6000 ducati. Nel suo campo vi si porta con un salvacondotto Ugo di Moncada, che invita gli spagnoli a disertare delle sue fila per ritornare al servizio del re di Spagna e combattere i berberi in Africa. Il della Rovere noleggia alcune imbarcaziuoni che si danno alla pirateria per soccorrere di vettovaglie le sue truppe: la flottiglia, ai comandi di Angelo del Bufalo, è presto ridotta a mal partito dai pontifici. Si volge al lora su Rimini con 1500 cavalli e 2000 fanti.

Ago.

 

 

 

Romagna Toscana

Gli è sbarrata la strada da 300 lance del Lescun e da 6000 fanti (2000 svizzeri e 4000 fra grigioni e tedeschi): si scontra con costoro a Rimini nel borgo di San Giuliano ed è ferito al petto da un colpo di archibugio; nella battaglia fra i feltreschi è  ferito il Bozzolo e sono uccisi Carlo Baglioni ed i capitani spagnoli Velastequi e Guinea; fra i pontifici è ucciso lo svizzero Gaspare di Silenen con 400 commilitoni. Iniziano le trattative con i pontifici e pretende la somma di 60000 ducati pari alle paghe di tre mesi  dei suoi uomini; piega verso la Toscana per continuare le scorrerie tra Pieve Santo Stefano, Sansepolcro ed Anghiari; ha Montedoglio e con 6000 fanti dà battaglia ad Anghiari, facendovi prigionieri Giovanni dei Medici e lo Zuchero; assedia invano Sansepolcro, dove è ribattuto dai fiorentini di Iacopo Corso.

Sett.

 

 

 

Toscana Marche  Romagna  Emilia e Lombardia

Respinto anche da Anghiari, alla cui difesa si trovano 500 fanti, si trova circondato dagli avversari tra Sansepolcro e Città di Castello: dal Vitelli a Città di Castello; da fanti tedeschi, corsi, grigioni e svizzeri ad Anghiari ed a Pieve Santo Stefano; da Lorenzo dei Medici a Sansepolcro. Perso anche l’appoggio dei fanti spagnoli ad opera del Moncada, ritorna ad Urbino con i guasconi, gli italiani ed i lanzichenecchi ed i cavalli leggeri; raggiunge un accordo a Fossombrone per il quale sono estesi a tutti le condizioni ottenute in precedenza dai fanti spagnoli; il suo esercito si scioglie. Ai fanti spagnoli, infatti, sono riconosciuti da Leone X 45000 ducati pari ad uno stipendio di quattro mesi; ai guasconi ed ai tedeschi altri 60000. Ha così termine dopo otto mesi la guerra di Urbino che è costata ai pontifici 800000 fiorini, spesa in gran parte sostenuta dai fiorentini, che in cambio ottengono nel Montefeltro Macerata Feltria, Certalto, Sestino e San Leo. Il della Rovere con la protezione del Lescun viene a Sant’Arcangelo di Romagna ed a Castel Bolognanese; da qui rientra a Mantovaa lamentandosi di essere stato abbandonato da tutti coloro che lo hanno incitato all’impresa. Sono con lui il Bozzolo, 1000 cavalli e 600 fanti italiani; porta con sé la  biblioteca dei Montefeltro.

1518

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

 

Si propone come mediatore per il rilascio di Giulio Manfrone in cambio della liberazione di Cristoforo Frangipane.

Giu.

 

 

 

Veneto

Presenzia ad un matrimonio a Venezia, mentre la moglie si ferma ad Abano Terme per la cura delle acque.

1519

 

 

 

 

 

Apr.

 

 

 

Lombardia

A Mantovaa, per i funerali del suocero Francesco Gonzaga.

1520

 

 

 

 

 

Mag.

 

 

 

Veneto

Segue a Venezia il nuovo marchese di Mantovaa Federico Gonzaga per i festeggiamenti legati allo “Sposalizio del mare”.

1521

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Lombardia e Veneto

Federico Gonzaga è condotto dai pontifici ed egli deve abbandonare Mantovaa. Domanda asilo ai veneziani; è a Padova ed a Venezia dove alloggia nel palazzo dell’amico Domenico Zorzi. Ha dal consiglio dei Dieci il permesso di risiedere nei territori della Serenissima.

Lug.

Francia

Impero Chiesa

 

Emilia

I francesi gli concedono una provvigione annua di 3000 scudi; si offre di occupare per loro conto Modena e Reggio Emilia ai danni dei pontifici.

Sett.

 

 

 

Veneto ed Emilia

A Venezia. Con il Lautrec ed i veneziani di Teodoro da Trivulzio muove in soccorso di Parma assediata da Prospero Colonna e dal marchese di Pescara Ferdinando d’Avalos. E’ al campo di Fontanelle ed a quello di San Secondo Parmense; prende parte ai consigli di guerra in cui si decide come venire in aiuto del Lescun. Entra in Parma con Marcantonio Colonna e Pietro Navarro per effettuarvi una verifica sullo stato delle opere difensive.

Ott.

 

 

 

Lombardia

Tallona gli imperiali, che hanno attraversato il Po a Brescello; è al ponte di Torreselle nelle vicinanze di Casalmaggiore.

Nov.

 

 

 

Emilia

E’ nel ferrarese, per tentare qualche azione diversiva contro i pontifici; con la caduta di Milano in potere degli avversari, si sposta a Ponte San Pietro ed a Palazzolo sull’Oglio con il Lautrec, Marcantonio Colonna, il Navarro ed il provveditore generale Andrea Gritti per studiare possibili iniziative comuni.

Dic.

Comp. ventura

Chiesa Firenze

 

Veneto Emilia Romagna  Marche e Umbria

Con la morte di Leone X, è a Verona ed a Ferrara. Lascia presto la città alla testa di 200 lance, 300 cavalli leggeri, 5000 fanti e 7 pezzi di artiglieria, prestatigli da Alfonso d’Este; tocca Argenta, Lugo. Non trova alcun ostacolo nella sua marcia ed in soli quattro giorni prende possesso del ducato di Urbino; con la medesima facilità cade Pesaro, entra in Fabriano e scaccia da Camerino Giovanni Maria da Varano, per mettere al suo posto il nipote Sigismondo da Varano. Con Malatesta ed Orazio Baglioni si dirige su Perugia.

1522

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Umbria  Toscana e Marche

Con i Baglioni e Camillo Orsini sorprende a Civitella d’Arno Alessandro Vitelli e  conquista Ponte Valdiceppi; tocca Ponte San Giovanni e Bastia Umbra, mentre in Perugia si rafforzano Gentile Baglioni, Guido Vaina ed il Vitelli (120 lance, 200  cavalli leggeri e 2500 fanti). Si accampa nel convento di San Domenico; la città è attaccata da borgo San Pietro, da porta Sole e da porta Borgna prima con i 7 cannoni con i quali sono ridotti al silenzio i pezzi avversari e poi con un lungo assalto di sei ore che è respinto. La resistenza, alla fine, è superata per l’imprevidenza del Vitelli che, ferito al piede destro da un colpo di schioppetto, approffitta della notte per portarsi a Città di Castello per farsi curare: la decisione scoraggia i difensori ed i due Baglioni possono entrare in Perugia. Si avvia con l’Orsini e l’ex vescovo di  Savona Lattanzio Petrucci alla volta di Siena, alla testa di un esercito raccogliticcio di 7000 fanti. Si scontra con gli avversari, chiede ai senesi 30000 ducati ed il cambiamento del governo cittadino; ne ottiene 24000 per pagare i suoi uomini e si allontana con celerità dal territorio a causa di una forte nevicata e del previsto arrivo di Giovanni dei Medici con 1000 fanti svizzeri e 400 tedeschi. Si dirige su Orvieto e razzia 4000 capi di bestiame; ad Esanatoglia per soccorrere in Camerino il nipote.

Feb.

 

 

 

Umbria e Marche

Sosta a Gubbio e si fa consegnare dai perugini 4 cannoni; si impossessa della rocca di Pesaro con la morte accidentale del castellano Filippo Strozzi; irrompe nel Mon tefeltro e rioccupa tutti i suoi antichi territori con l’eccezione di San Leo e di Maiolo. Si sposta a Montecupiolo, Monte Cerignone e Sassorvaro.

Mar.

Firenze

 

Capitano g.le

Marche

Si interpone il collegio dei cardinali e gli è restituito il ducato di Urbino con l’eccezione di Maiolo e di San Leo che rimangono ai fiorentini. Firenze gli concede una condotta di 200 lance per un anno di ferma ed uno di beneplacito; lo stipendio annuo è stabilito in  100000 scudi.

Apr.

Firenze

Comp. ventura

 

Toscana

Ha il compito di contrastare il Ceri ed il cardinale di Volterra Francesco Soderini,  che hanno assalito Firenze e Siena.

Mag.

 

 

 

Marche

Scopre un trattato ordito ai suoi danni dai fiorentini che, con il pretesto di confermarlo ufficialmente nel suo incarico, lo invitano nella capitale per avvelenarlo: come logica conseguenza, rifiuta di partire da Urbino e lascia la condotta.

Dic.

 

 

 

Marche

Convince Pandolfo Malatesta a cedere Rimini ai pontifici e gli dà un salvacondotto per Roma.

1523

 

 

 

 

 

Gen. mar.

 

 

 

Marche e Lazio

Si ammala gravemente; ristabilitosi, si reca a Roma con 200 cavalli per sollecitare il nuovo papa Adriano VI ad investirlo del ducato di Urbino: nella città alloggia nel palazzo di San Marco con il cardinale Grimani. Il pontefice lo assolve dalle censure ecclesiastiche e gli conferisce la dignità di prefetto di Roma.

Ago.

Venezia

 

Governatore g.le

Marche

Invia propri ambasciatori a Venezia e si candida come governatore generale della Serenissima al posto di Teodoro da Trivulzio. Dopo una veloce trattativa, il consiglio dei Savi  gli riconosce l’incarico per due anni di ferma ed uno di rispetto (il doge Gritti lo vorrebbe invece subito capitano generale); gli è concessa una provvigione annua di 30000 ducati (comprensiva di 5000 ducati per il suo piatto) ed una condotta di 200 lance (delle quali alcune pagate da lui) e di 100 balestrieri a cavallo. Si obbliga a combattere chiunque con l’eccezione dei pontifici.

Sett.

 

 

200 lance 100 cavalli leggeri e 1500 fanti

Marche e Veneto

Adriano VI dà il suo assenso alla condotta ed i veneziani gli inviano 7500 ducati; parte dai suoi stati la cavalleria e la fanteria che raggiungono il Polesine e Rovigo attraverso il ferrarese. Da parte sua, si imbarca a Pesaro, scende a Chioggia e viene a Venezia. E’ ospitato a San Giorgio Maggiore con il suo seguito di 50 persone; è accolto nel collegio dei Pregadi dal doge.

Ott.

Venezia

Francia

 

Veneto e Lombardia

E’ ad Isola della Scala ed al campo di Verolanuova. Si incontra con il cognato Federico Gonzaga per coordinare l’azione da portare in appoggio ai difensori di Cremona; offre pure l’alloggiamento a 800 fanti estensi, che hanno disertato dalle file del Ceri e li scorta fino al Po per permettere loro di rientrare alle loro case nel reggiano e nel modenese. Entra alla difesa di Bergamo, quando i francesi desistono  dalle operazioni di assedio di Cremona e mettono a sacco Caravaggio. Gli alleati gli chiedono di attraversare l’Oglio e di penetrare nel milanese; asseconda invece la tattica dilatoria dei veneziani, invia 600 fanti e la compagnia dell’Orsini a Palazzolo sull’Oglio e verifica con Giano Fregoso, Mercurio Bua e Giulio Manfrone le  probabilità di successo di un’azione difensiva. Dopo un sopralluogo a Brembate, dispone l’esercito fra Martinengo e Romano di Lombardia; chiede 8000 ducati per il soldo delle truppe.

Nov.

 

 

 

Lombardia

Cerca di avere la rocca di Treviglio e fa bruciare i mulini di Lodi; invia pure 1000 fanti alla difesa di Milano.

Dic.

 

 

 

Lombardia

Spedisce altri 200 fanti alla guardia di Pizzighettone e dà  un salvacondotto a Pandolfo Malatesta per recarsi con sicurezza a Roma presso il papa. Sul fronte di guerra non vuole unire le sue truppe con quelle del viceré di Napoli Carlo di Lannoy;  invitato al campo di Binasco, prende tempo allegando sempre nuovi pretesti.

1524

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Lombardia

Viene a Milano con il provveditore generale Leonardo Emo; lascia Treviglio con la scorta di 200 lance, 50 cavalli leggeri e 500 schioppettieri; varca l’Adda a Cassano ed è ricevuto da una guardia d’onore di 4000 fanti spagnoli; 1000 archibugieri scaricano le loro armi in segno di saluto. Lo riceve il marchese di Vasto Alfonso d’Avalos ed una manovra simile a quella degli spagnoli è effettuata anche da 3000 lanzichenecchi. Nei pressi di Milano gli vengono incontro il Lannoy, il duca Francesco Sforza, il marchese di Pescara Ferdinando d’Avalos. A Milano alloggia con l’Emo nel palazzo di Daria Botta. Accetta di riunire i due eserciti a Binasco.

Feb.

 

 

 

Lombardia

Attraversa l’Adda con 600 lance, 800 cavalli leggeri e 6000 fanti, per collegarsi nel pavese con gli imperiali (1600 lance, 1500 cavalli leggeri, 7000 fanti spagnoli, 12000 tedeschi e 1500 italiani). Da Binasco supera il Ticino e perlustra il terreno con il d’Avalos e Pietro Alarcon verso Vigevano e Mortara con 800 cavalli e 800 schioppettieri. Si accampa a Casorate Primo; si scontra con il Connestabile di Borbone, che vuole attaccare Vigevano, ed appoggia le tesi del d’Avalos, del Moncada e di Antonio di Leyva di difendere innanzitutto Milano e poi muoversi. E’ presa  la decisione di assalire Garlasco e Mortara per tagliare ai francesi le linee di rifornimento.

Mar.

 

 

 

Lombardia

Sposta il campo a Tromello mentre gli imperiali si acquartierano a Gambolò; passa a Lacchiarella e manda contro Garlasco, alla cui difesa si trovano 400 fanti italiani agli ordini di Battistino Corso e di Girolamo Mattei, Carlo da Gubbio con 2000 fanti e 8 pezzi di artiglieria. 150 cavalli leggeri veneziani si scontrano con 150 archibugieri francesi; la scaramuccia termina con l’uccisione di 30 fanti e la cattura dei rimanenti. Sono portati dai fanti tre assalti a Garlasco; con il ferimento di Carlo da Gubbio, guida personalmente l’attacco generale che si conclude con la strage dei difensori (600 fanti e 300 cavalli leggeri). Fra i suoi uomini, in effetti, sorge una tale emulazione con quelli del Medici che gli uomini si spingono l’un l’altro ed i primi sono spinti dalla calca nel fossato, dove i più affogano come il perugino Baldassarre Signorelli o il padovano Girolamo Angeli. Colpito dallo spargimento di sangue di Garlasco, non vuole seguire gli imperiali all’espugnazione di Mortara e si accontenta di operare frequenti schermaglie; è a Occhiobianco e punta su Gambolò; i suoi cavalli leggeri sorprendono a Scaldasole 80 lance e 150 cavalli leggeri di Pirro Gonzaga da Bozzolo.

Apr. mag.

 

 

 

Lombardia Piemonte

A Covo ed a Casalino. E’ elogiato dal consiglio dei Savi per la sua prudenza. E’ in  perlustrazione verso Vercelli con il Bua, l’Orsini, Luigi Gonzaga ed il Farfarello e subisce qualche perdita da parte degli schioppettieri francesi. E’ a Casalbeltrame, allorché gli avversari sono soccorsi da 5000 fanti e 50 cavalli sabaudi, inviati dal duca di Savoia; affianca gli imperiali nella battaglia di Romagnano Sesia. Tallona i francesi in ripiegamento con i cavalli leggeri, dopo che costoro hanno lasciato il campo di Ghemme per guadare il fiume; con la vittoria, segue inizialmente gli im  periali oltre l’Agogna per impedire che Novara sia vettovagliata dagli svizzeri. In un secondo momento, si ferma a Casale Monferrato in visita alla marchesa e prosegue per Lodi, ove manda in avanscoperta Luigi Gonzaga, affinché costui convinca alla resa a patti il Bozzolo. Ha  anch’egli un colloquio con tale capitano e lo persuade ad arrendersi nelle mani di Federico Gonzaga.

Giu.

 

 

 

Lombardia Piemonte e Veneto

Gli sono lasciate le artiglierie di Lodi che egli gira al duca di Milano per 14000 ducati; si impegna inoltre a scortare il Bozzolo fino a Vercelli ed a Torino. Al ritorno, tocca Crema, Brescia, Mantovaa e Verona, si reca a Venezia con il suo seguito di 60 persone. Giunge a Fusina ed è condotto via mare fino al Fondaco dei Tedeschi, do ve è accolto dal doge; sale sul Bucintoro con il Gritti, che lo accompagna ai suoi  alloggiamenti a San Maggiore Maggiore: per le sue spese è stanziata la spesa giornaliera di 80 ducati. Giorni dopo viene a San Marco ed è ricevuto all’ingresso del Palazzo Ducale dal doge accompagnato da vari ambasciatori e da molti condottieri, quali il Fregoso, l’Orsini, Giulio Manfrone, il Bua e Luigi Gonzaga. Nella chiesa di San Marco gli sono consegnati lo stendardo ed il bastone insegne del comando.

Lug.

 

 

 

Marche

Si imbarca a Chioggia e si porta a Pesaro per raggiungervi la moglie ammalata.

Sett.

 

 

 

Lombardia

A Brescia, dove è ospitato dai Suardi.

Ott.

 

 

 

Veneto

I francesi minacciano la Lombardia. Gli è dato del denaro per raccogliere 1200 fanti; è chiamato a Padova e gli è data un’abitazione in Prato della Valle (cà Venier), in cui nel passato ha posto la sua residenza anche Bartolomeo d’Alviano. Viene poi a Venezia ed in veloce successione passa per Padova, Verona, Lonato e Brescia in cui è accolto a Sant’Eufemia dal capitano Francesco Foscari.

Nov.

 

 

 

Lombardia

A Crema ed a Soncino, dove ha un colloquio con il Lannoy e lo Sforza. Ad Iseo.

Dic.

 

 

 

Lombardia

Si incontra con il Connestabile di Borbone diretto in Austria e si reca a Chiari  per un appuntamento con il viceré di Napoli. A Brescia, per il battesimo di un figlio del podestà cittadino Antonio Suriano.

1525

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Lombardia

Si incontra nuovamente con il Borbone, di ritorno da Innsbruck con 70 cavalli, e lo accompagna da Brescia fino al Mella.

Feb.

 

 

 

Lombardia

E’ raggiunto a Padova dalla moglie; a Brescia presenzia ad una giostra.

Mar.

 

 

 

Lombardia e Veneto

Con la sconfitta dei francesi a Pavia, preme sui veneziani suggerendo l’alleanza di tutti gli stati italiani in funzione antiimperiale. Lascia Brescia e viene a Padova (dove la moglie è indisposta) ed a Venezia in collegio: spinge per l’assunzione di lance e fanti per avernea disposizione 1000 e 10000 rispettivamente. Consegna agli  imperiali 3000 ducati, per contribuire al pagamento della taglia del Bozzolo catturato nella battaglia di Pavia/ Mirabello.

Mag.

 

 

 

Lombard e Veneto.

I veneziani gli impediscono di lasciare Brescia per un’ispezione dei confini sul Polesine; riceve nella città il SaintPol, fuggito da Pavia dopo essere stato catturato nella famopsa battaglia, e lo convince a rifugiarsi presso i grigioni. A Padova.

Giu.

 

 

 

Veneto

A Venezia con la moglie: è ospitato alla Giudecca a cà Trevisan, che appartiene al patriarca di Aquileja Marino Grimani.

Lug.

 

 

 

Veneto

A Venezia (dà un pranzo ed un ballo) ed a Verona con il provveditore generale Piero Pesaro

Ago.

 

 

 

Veneto

A Rovigo ed a Padova, dove fa modificare la linea di alcuni bastioni fatti costruire a suo tempo dall’Alviano e da Teodoro da Trivulzio.

Sett.

 

 

 

Lombardia

A Brescia. Invia a Milano un suo ambasciatore per rendere visita al duca ammalato

Ott.

 

 

 

Lombardia

Visiona i lavori di rafforzamento delle opere difensive di Crema con l’ausilio dell’ Orsini, di Giulio Manfrone, di Antonio Maria da Martinengo e di Alberto Scotti. Si ferma a Legnago per il medesimo motivo e partecipa a Verona ad un consiglio di guerra. Opera alcuni spostamenti di truppe verso Crema e Bergamo, chiede denaro per il soldo e preme per l’arruolamento di nuove milizie.

1526

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Lombardia

Si trova a Marmirolo.

Feb.

 

 

 

Veneto

Ritorna a Legnago, per controllare l’andamento dei lavori programmati.

Mar. apr.

 

 

 

Lombardia

Supervisiona con il Pesaro i lavori di Brescia, in corso dalla porta di Sant’Alessandro al Canton Mombello. E’ segnalato poi a Crema ed a Asola. Insiste che le paghe delle truppe siano saldate in modo regolare (il ritardo è di un mese).

Mag.

 

 

 

Veneto

Ispeziona le fortificazioni di Padova, i cui lavori avvengono sotto la direzione di Pietro Francesco da Viterbo. Indisposto, si ferma a Verona.

Giu.

Venezia

Impero

Capitano g.le

Lombardia

A Brescia. E’ nominato capitano generale e gli sono dati 20000 ducati per le prime necessità; ha una riunione con il Pesaro e ne aproffitta per chiedere l’arruolamento di 10000 fanti. Si muove verso l’Adda con le genti d’arme e 6000 fanti italiani per liberare lo Sforza assediato dagli imperiali a Milano nel Castello Sforzesco; si ferma a a Chiari, dove è raggiunto da Roberto Boschetti con il quale stabilisce le modalità di congiungimento di veneziani e pontifici. Ai suoi ordini militano prevalentemente soldati arruolati di fresco per cui non se la sente di attaccare i veterani spagnoli ed i lanzichenecchi; preferisce attendere l’arrivo dei fanti svizzeri (almeno 5000 ) che dovrebbero essergli condotti da Gian Giacomo dei Medici. Affiorano con il commissario Guicciardini le prime divergenze sulla conduzione strategica della campagna: l’uno, risoluto a condurla con la massima celerità, propone che gli eserciti attacchino subito Milano; la seconda, più temporeggiatrice, aspetta l’arrivo degli svizzeri e tende ad impadronirsi delle varie città lombarde per isolare Milano. In tale ottica invia Malatesta Baglioni alla conquista di Lodi; varca l’Oglio ad Urago e l’Adda e porta l’esercito a Lodi; da qui si sposta al campo di Melegnano, dove si accampano 20000 fanti (di cui 10000 pontifici) con 8000 fra schioppettieri ed ar chibugieri ,1500 lance, altrettanti cavalli leggeri ed una grande quantità di pezzi di artiglieria: alla difesa di Milano, al momento, si trovano pochi cavalli, 3000 tede

schi e 5/6000 spagnoli senza denaro e con poche vettovaglie. Il della Rovere è costretto dagli alleati a spostare il campo a San Donato Milanese: da parte sua mette le mani avanti e chiede denaro ai veneziani, almeno 58000 ducati il mese per fron teggiare ogni evenienza.

Lug.

 

 

200 lance e 100 cavalli leggeri.

Lombardia

A San Donato Milanese è raggiunto da un primo contingente di 1000 svizzeri; si porta a San Martino, dove si congiungono ai suoi altri 500 fanti svizzeri condotti da Cesare Gall. Si volge verso porta Romana e si accampa tra Buffalora e Pilastrello, dove i fossati sono colmi di terra ed i ripari spianati: nel frattempo Alfonso d’Avalos ed il di Leyva sono soccorsi da 800 fanti spagnoli, che provengono da Genova con il Borbone, che porta con sé anche 100000 ducati per le paghe pregresse. Il della Rovere fa attaccare dagli archibugieri porta Romana e porta Tosa; altri capitani reputano, al contrario, che sia meglio concentrare l’attenzione sulle trincee che circondano il Castello Sforzesco. Trova una resistenza superiore alle sue previsioni (40 morti) e si accontenta di battere da lontano con 3 cannoni porta Romana: nella notte alcuni fanti spagnoli sono ributtati dagli italiani posti alla guardia delle artiglierie. Coglie l’assalto come pretesto per retrocedere ( i fanti italiani a suo dire sono vili) e riportare il campo a Melegnano. Nella tempestosa riunione, che si tiene prima della decisione, il Pesaro si chiede come un esercito di 25000 uomini, compresi gli addetti ai servizi, possa essere respinto da uno di 7000/8000 uomini quasi sempre uscito perdente nelle ultime scaramucce; la tesi del capitano generale è più o meno apertamente avallata fra i veneziani da Malatesta Baglioni, da Antonio da Castello, dall’Orsini, fra i pontifici dal Vitelli e da Guido Rangoni; l’unico a opporsi è Giovanni dei Medici. Il della Rovere invia a Venezia Luigi Gonzaga per giustificare la linea di condotta tenuta, che alla fine viene compresa. Gli è anzi aumentata la condotta di 100 cavalli leggeri. Sono condotti al campo altri 5000 fanti svizzeri ed altri 500 di diverse nazionalità: anche con tali truppe ritiene di non essere in grado di passare all’offensiva: gli imperiali,indisturbati, possono provvedere al rifacimento dei controfossi che cingono le mura della cerchia esterna ed a ricevere nuovi rinforzi dal Borbone. Quando i difensori del Castello Sforzesco, giunti ormai allo stremo, fanno uscire più di 300 persone fra fanti feriti, donne e bambini, decide di riavvicinarsi a Milano con il Rangoni. Viene a Segrate e si attenda tra la badia di Casoretto e Lambrate, di fronte a porta Renza ed a porta Tosa. Occupa Monza, nella cui rocca vi sono 100 fanti napoletani; procrastina ogni azione volta ad assalire le trincee nemiche, finché lo Sforza si arrende e si rifugia a Lodi. A Melegnano è raggiunto anche da 1160 lanzichenecchi condotti da Michele Gaissmayr.

Ago.

 

 

 

Lombardia

Manda Malatesta Baglioni e l’Orsini alla conquista di Cremona con 5000 fanti e 300 cavalli leggeri. Si trasferisce a Soncino ed al campo di Lambrate è attivo protagonista per una riconciliazione tra il Rangoni ed il Medici; si ammala; ristabilitosi,  segue di persona l’assedio di Cremona con 50 lance ed il suo colonnello di fanti.

Sett.

 

 

 

Lombardia

Assedia Cremona e cerca di avere la città, non tanto con assalti di fanteria, quanto con l’opera di 2000 guastatori, un vero parco di artiglieria ed una severa intercettazione dei viveri destinati alla città: concentra gli sforzi contro un solo bastione alla porta di San Luca, anticipando di un secolo la strategia del Vauban. Intima la resa per mezzo di un trombetta e predispone le milizie per un attacco generale: i difensori si arrendono a fine mese. I fanti tedeschi possono rientrare in Germania, quelli spagnoli nel regno di Napoli e tutti si devono impegnare a non riprendere le armi se non dopo un periodo di quattro mesi; artiglierie e munizioni restano nella città. Con la vittoria, seda una rissa tra fanti italiani e svizzeri; si vede con il Bozzolo che viene da Crema e si porta a Castelgoffredo dove sta la moglie.

Ott.

 

 

 

Lombardia

Al campo di Lambrate per placare il Medici adirato per il ritardo delle paghe; si incontra con il Pesaro ed il procuratore Alvise Pisani; fa pressioni perché al Bozzolo sia dato il comando di tutte le fanterie. Interviene nuovamente per le tensioni che continuano a sorgere tra italiani e svizzeri e fa trattenere temporaneamente Bernardino da Roma. Si attiene sempre alla sua linea prudente; non avvia alla volta di Genova i 4000 fanti richiestigli da Andrea Doria e dal Navarro, nonostante che stiano venendo a rafforzare le sue forze 500 lance francesi e 6000 fanti ( 2000 grigioni), condotti da Michelantonio di Saluzzo.

Nov.

 

 

 

Lombardia

A Pioltello; fa costruire un ponte di barche sull’Adda per attaccare Trezzo. Alla notizia dell’arrivo di 13000/14000 lanzichenecchi portati da Giorgio Frundsberg, abbandona ogni progetto di inviare truppe a Genova e, su pressione dei veneziani, dirige numerose schiere alla volta di Brescia, Bergamo, nel veronese e nel vicentino per ostacolare la marcia dei tedeschi. D’accordo con il Medici, lascia a Vaprio d’ Adda il marchese di Saluzzo con 10000 fanti (5000 svizzeri, 2000 grigioni, 3000 francesi), 400 lance veneziane e 500 francesi, per controllare gli spagnoli che sono a Milano; egli invece con gli uomini delle Bande Nere (12000 fanti, 600 lance e molti cavalli leggeri) decide di contrastare i lanzichenecchi. Esce da Gorgonzola; la  sua marcia non è spedita per le difficoltà di trasporto legate al traino delle artiglierie; tocca Treviglio, Soncino, Pralboino, Castellucchio; giunge in ritardo a Borgoforte all’appuntamento con il Medici e di tale fatto ne scarica la responsabilità sul Pesaro. Non vuole tuttavia attraversare il Po, sostenendo che ne deve avere una specifica autorizzazione dal Senato; si sposta a Mantovaa per visitarvi il  Medici, ferito mortalmente a Governolo in uno scontro con gli avversari.

Dic.

 

 

 

Lombardia e Veneto

A Mantovaa per le esequie del Medici. Si reca poi a Venezia ed in collegio, con l’ ausilio della testimonianza di Giovanni Naldi critica l’operato contro i lanzichenecchi di Camillo Orsini e di Cesare Fregoso; è viceversa biasimato dal duca di Milano per il suo ripiegamento da Milano e per l’abbandono di Monza. Gli è dato l’ordine di non attraversare il Po e di rientrare al campo di Vaprio d’Adda. Si ferma a Borgoforte per castigare alcuni soldati che si sono dati al saccheggio nel Mantovaano, passa a Pontevico e punta su Treviglio e Soncino. Nella località ha con il Baglioni  un colloquio con Ugo Pepoli, rappresentante del marchese di Saluzzo: cerca  infatti di convincere gli alleati francesi a rimanere in Lombardia, anziché trasferirsi in Emilia, come richiesto per i pontifici dal Guicciardini, e di porsi al tallonamento dei lanzichenecchi. Prosegue per Bergamo, ove prende alloggio nel borgo di Sant’ Antonio. Ordina la costruzione di 4 bastioni in terra battuta con la supervisione di Pietro Francesco da Viterbo (un bastione alla casa della Colombina, uno in borgo Santa Caterina, un terzo in borgo Palazzo ed un quarto sotto il monte delle Brugne: : sono distrutte case e tagliate piante entro il raggio di un miglio dalla cinta

1527

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Lombardia

Continua nelle sue richieste per giustificare la sua inattività: 1000 guastatori, polvere da sparo, pagamento regolare del soldo, 4000 lanzichenecchi al posto dei fanti italiani e svizzeri: a Venezia, per questo fatto, è accusato dal Pisani di licenziare i vecchi capitani al servizio della Serenissima con altri di sua fiducia e di trascurare, in particolare, Babone Naldi. Viene a Lodi alla notizia di un trattato tenuto da due capisquadra per consegnare la città agli imperiali. Continuano le tergiversazioni dovute ora alla sicurezza dei suoi stati: alfine, il consiglio dei Savi lo autorizza ad attraversare il Po ed il papa Clemente VII prende il ducato di Urbino sotto la sua protezione. Spagnoli e lanzichenecchi, al seguito del Borbone, si spostano in val di Nure e vengono a Borgo San Donnino (Fidenza), dove si trovano privi di denaro, di vettovaglie, di munizioni: i veneziani gli concedono piena discrezionalità. Raggiunge Pontevico con 600 lance, 8000 fanti, 500 cavalli leggeri e 14 bocche da fuoco; è a Chiari ed a Casalmaggiore, dove ha un consiglio di  guerra con il marchese di Saluzzo, il Guicciardini ed il provveditore generale Domenico Contarini: si sta bilisce che pontifici e francesi debbano precedere i nemici provvedendo di volta in volta alla difesa delle città e delle fortezze, e che i veneziani li seguano per tagliare loro le vie di rifornimento. Si reca a Mantovaa;  richiamato dal consiglio dei Dieci, rientra al campo soddisfatto in alcune sue richieste.

Feb.

 

 

 

Emilia e Lombardia

E’ a Parma e conquista Busseto; bloccato da un attacco di gotta rientra a Casalmaggiore e si sposta a Gazzuolo per curarsi. Inseguito dai rimproveri del Guicciardini e del papa, viene a Modena: spagnoli e lanzichenecchi hanno il modo di potere agire praticamente indisturbati sulla strada per Bologna.

Mar.

 

 

 

Emilia e Lombardia

Chiede l’arruolamento di nuove truppe (4000 svizzeri e 2000 tedeschi) e rincuora i veneziani puntando non tanto su una vittoria militare, quanto sulle difficoltà che affliggono i nemici. I suoi uomini si fermano sul Secchia; è a Luzzara ed a San Faustino, dove si congiunge con il Baglioni; invia alla riconquista di Busseto Giovanni Naldi ed il Farfarello e, sempre convalescente, tocca Fabbrico e Valverde dove sosta alcuni giorni. Con la definizione di una tregua di otto mesi fra il papa ed il viceré di Napoli, attraversa il Po al ponte di Sorbolo e fa ritorno a Casalmaggiore.

Apr.

 

 

 

Lombardia Veneto Emilia e Toscana

Lascia Casalmaggiore solo quando gli imperiali partono da Corticella per la Toscana; perde altro tempo per inviare 2000 fanti nelle Marche alla guardia dei suoi stati; negli stessi giorni i fiorentini gli restituiscono San Leo e Maiolo per invogliarlo ad una maggiore solerzia. Da Melara passa a Bergantino ed attraversa il Po  di fronte a Bondeno: alla guardia di tale ponte vi rimangono Babone Naldi ed Ercole Poeta. E’ a Cento e per Sasso Marconi supera gli Appennini; tallona il Borbone fino a Barberino di Mugello e con il Saluzzo devia da Firenze la marcia degli imperiali. Vede i rappresentanti medicei ad Olmo Castello; la città insorge senza che la guarnigione di Pier Onofri da Montedoglio faccia resistenza. Il della Rovere penetra in Firenze e stringe d’assedio il palazzo della Signoria; il Bozzolo, alla fine, rimuove pacificamente la sedizione: è perso tempo prezioso, gli imperiali non sono più fra due eserciti nemici e la via di Roma è loro aperta. Invia in avanguardia il Rangoni e Roberto da San Severino, mentre egli procede con la solita lentezza. Militano ai suoi ordini 7000 fanti italiani (comprensivi quelli inviati nell’urbinate), 1800 lanzichenecchi, 2000 svizzeri appena licenziati dal papa e provenienti da Roma, 200 lance e 500 cavalli leggeri (60 lance e 200 balestrieri a cavallo fanno parte della sua condotta). Il consiglio dei Savi gli proroga il contratto per altri due anni.

Mag.

 

 

 

Toscana  Lazio ed Umbria

Arriva a Montevarchi ed a Cortona, dove sa della conquista di Roma da parte di lanzichenecchi e spagnoli e dell’assedio del papa in Castel Sant’Angelo. Si sposta in Umbria e saccheggia Città della Pieve, che ricusa di alloggiare gli svizzeri: sono uccisi nell’occasione 600/800 persone; da Orvieto manda il Bozzolo ed il Pepoli a Roma, perché soccorrano il pontefice. Porta in un consiglio di guerra che si svolge ad Isola Farnese il progetto di acquartierarsi a Roma alla Croce di Monte Mario; prevalgono ancora le tesi prudenziali, prospettate dal Rangoni e da Luigi Gonzaga. Gli uomini che ha a disposizione sono pochi e demotivati, chiede fanti, guastatori , artiglierie in così grande numero da scoraggiare ogni tentazione offensiva. Si sposta a San Giovanni ed emana una grida contro i furti, pena la forca. 

Giu. lug.

 

 

 

Toscana e Umbria

Ripara in Toscana e viene a Città della Pieve a causa della peste che impera nel suo campo; Pietro da Longhena ed Antonio Ferramolini lasciano il campo senza il suo permesso per rientrare negli stati veneziani: aspre sono le sue reazioni al riguardo. A Ponte Nuovo deve intervenire una prima volta per sedare gli animi dei lanzichenecchi del Gaissmayr.

Ago.

 

 

 

Umbria

Sosta a Deruta e chiede vettovaglie ai perugini; il contado è depredato dai suoi uomini. Non combatte i nemici, nonostante i numerosi consigli di guerra effettuati al riguardo; aiuta invece Orazio e Malatesta Baglioni ad impadronirsi della piena signoria di Perugia ai danni del loro congiunto Gentile. Manda alcuni fanti a Torre d’Andrea per catturarvi Galeotto Baglioni, fratello di Sforza e di Braccio; costui dopo dopo un breve assedio, gli si arrende a patti e si porta al campo della lega per incontrarlo; Orazio Baglioni viene a sapere del suo arrivo ed ammazza il congiunto. Il della Rovere invia allora a Perugia da Orazio Baglioni Contuccio da Correggio per fermarlo nelle sue vendette private; si spargono in ogni caso voci poco onorevoli sul suo comportamento, che non cessano neppure quando fa impiccare un cortigiano del cardinale di Cortona, autore di alcuni versi di scherno nei suoi confronti. Un capitano dei grigioni viene ucciso al campo di Ponte San Giovanni da un lanzichenecco del Gaissmayr; costui si dimostra molto freddo nel volere castigare i colpevoli; 3000 svizzeri si mettono in ordinanza per vendicarsi. Il della Rovere li frena; va a trovare il capitano tedesco e gli fa capire che non solo gli svizzeri, ma anche i fanti italiani e francesi avrebbero attaccato gli 800 lanzichenecchi se non fosse stata fatta giustizia. I colpevoli si danno alla fuga, tranne uno che è trattenuto prigioniero; gli svizzeri non si accontentano, egli fa mettere in ordinanza 3000 fanti italiani al servizio di veneziani e fiorentini ed acquieta gli animi; fa infine impiccare 2 fanti francesi che con 10 compagni hanno assassinato nella loro tenda 4 uomini d’ arme  veneziani mentre giocano a carte. Muore a Camerino Giovanni Maria da Varano; pretende lo stato per i suoi famigliari e manda nella città 600 fanti, che saranno, tuttavia, preceduti nella città da Sciarra Colonna.

Sett.

 

 

 

Umbria

300 cavalli e 500 fanti imperiali si asserragliano nell’abbazia di San Pietro in Valle presso Trevi. Delibera di assalirli nottetempo con il Bozzolo alla testa di 1000 fanti e di numerosi cavalli: i nemici respingono alcuni attacchi. Lucantonio Cuppano convince Piermaria dei Rossi, Alessandro Vitelli e Braccio Baglioni a cedere a patti ; gli altri, alla fine, sono costretti ad arrendersi a discrezione. Ad Orvieto litiga  ancora una volta con il Guicciardini e lo accusa del cattivo esito della campagna, soprattutto per quanto attiene le carenze nel vettovagliamento delle truppe. Ai suoi ordini vi sono nel periodo 8000 fanti, 200 lance e 400 cavalli leggeri.

Ott.

 

 

 

Umbria e Lazio

E’ vicino a Foligno; lascia il campo con il Saluzzo ed il Bozzolo per svaligiare a Monterotondo 700 cavalli leggeri imperiali: manca l’effetto sorpresa e l’iniziativa sfuma. A Narni, dove medita di porre gli alloggiamenti invernali.

Nov.

 

 

 

Umbria

E’ attorno a Terni ed a Todi.

Dic.

 

 

 

Umbria

Con il Bozzolo, il Saluzzo ed il provveditore generale Pisani, ha un incontro ad Orvieto con Clemente VII liberato dagli imperiali: riceve il fermo invito ad abbandonare con le truppe lo stato della Chiesa.

1528

 

 

 

 

 

Feb.

 

 

 

Umbria

Parte da Todi e viene a Sant’Eraclio: gli è comandato di unirsi con il Lautrec; si rifiuta per non sottostare agli ordini del capitano francese. A Spoleto.

Mar.

 

 

 

Marche e Veneto

Tocca Pesaro, Ravenna, Chioggia, Padova e Venezia. A Fusina è accolto da 16 nobili; viene in collegio ed ha anche un incontro con il consiglio dei Dieci. I lanzichenecchi minacciano Vicenza: si porta nella località con Antonio da Castello e raduna un buon numero di fanti per fronteggiare l’avanzata del duca di Brunswick.

Apr.

 

 

 

Lombardia

A Verona ed a Bergamo.

Mag.

 

 

 

Lombardia

A Salò ed a Brescia (alloggia in San Barnaba), per completare l’ispezione delle opere difensive sul fronte occidentale.

Mag.

 

 

 

Lombardia e Veneto

E’ a Bergamo; a Caravaggio ha un consiglio di guerra con il duca di Milano, il   provveditore generale Tommaso Moro, il collaterale generale Giovanni Andrea di Prato e Giano Fregoso, per definire il piano con cui contrastare 15000 fanti e 1200 cavalli tedeschi. Delibera di difendere Bergamo e Vicenza; di mantenere un presidio al campo di Cassano d’Adda per parare eventuali sortite provenienti da Milano; il resto delle truppe si deve trasferire nel veronese per comparire in caso di attacchi diretti su Verona, Vicenza e Brescia. A Brescia ed a Verona.

Giu.

 

 

 

Veneto

Esce da Verona con 2500 fanti, i cavalli leggeri e numerosi pezzi di artiglieria per incalzare gli avversari; è a Peschiera del Garda, a Brescia (ospite de Girolamo da Martinengo), a Bergamo. Nel regno di Napoli il Lautrec gli fa restituire il ducato di Sora. Da Brescia punta con celerità su Palazzolo sull’Oglio e vi sorprende 500 fanti e numerosi cavalli: cattura 300 cavalli e 200 fanti con Emilio Marescotti. Ne assedia la rocca, in cui è rinchiuso Sforza Marescotti con 300 fanti: l’arrivo del duca di Brunswick lo forza al ripiegamento con la maggior parte delle vettovaglie trasportabili; le altre sono distrutte. Ha un nuovo consiglio di guerra a Brescia con il Moro ed il Fregoso; si sposta a Crema, allorché Lodi è investita dai nemici; nello stesso tempo, incarica Annibale Picenardi di controllare il territorio che va dal Po ad Alessandria, il San Severino di svolgere un’analoga azione lungo il corso dell’ Adda fino a Cremona e consiglia Teodoro da Trivulzio di mettersi sulla difensiva in Genova, in attesa dei previsti rinforzi che devono venire dalla Francia.

Lug.

 

 

200 lance e 200 cavalli leggeri

Lombardia

Chiede con il Fregoso di potere disporre di almeno 10000 uomini fra lanzichenecchi e svizzeri; solo con tali truppe ed i 6000 fanti italiani già ai suoi ordini è in grado di garantire la vittoria, nonostante la superiorità nemica degli avversari. E’ raggiunto a Brescia da Francesco Beltrame, inviatogli dal SaintPol, per informarlo del prossimo arrivo degli alleati. A fine mese il duca di Brunswick fa ritorno in Germania.

Ago.

 

 

 

Lombardia

Lascia Brescia con il Moro per venire incontro ai francesi; è ad Orzinuovi ed a Monticelli d’Oglio si vede con il SaintPol. Data la paga ai soldati ad Orzinuovi, unisce le sue truppe con gli alleati e si trova alla testa di un esercito di 17000 fanti, 1200 lance e 2500 cavalli leggeri (dei veneziani, 8000 fanti, 700 lance e 1800 cavalli leggeri). Il di Leyva ritira tutte le guarnigioni imperiali a Milano e fortifica le sole Pavia e Sant’Angelo Lodigiano. E’ a Lodi ed a Abbadia Cerreto dove ha un consiglio di guerra con il SaintPol e 12 capitani francesi: è presa la decisione di attraversare l’Adda e di accamparsi a Torretta. A San Zenone al Lambro; con l’uccisione di Giovanni Naldi sotto Sant’Angelo Lodigiano, conduce personalmente l’attacco per vendicarne la morte.

Sett.

 

 

 

Lombardia

Espugna Sant’Angelo Lodigiano ed ottiene la resa di San Colombano al Lambro; si sposta a Locate di Triulzi. Incarica Antonio da Castello ed il Picenardi di verificare la possibilità di aggredire Milano verso Cascina Scanascio: l’esito è negativo. Si stabilisce di colpire Pavia difesa da 2200 fanti (2000 lanzichenecchi ed italiani, 200 spagnoli) e 200 cavalli. Invia il Bua alla volta di Certosa di Pavia con 3000 fanti ed inizia il bombardamento della città da parte del Castello. Questo dura tre giorni: Pavia è conquistata con un assalto generale, in cui partecipa personalmente con la picca in mano. Fra i nemici sono uccisi 500/600 fanti e molti altri sono catturati; fra i veneziani vi sono 50 morti ed altrettanti feriti; Pavia è messa a sacco. Il della Rovere assedia il castello, dove si è rinchiuso Pietro da Birago con 800 uomini e ne ha la resa a discrezione in pochi giorni: 80 fanti italiani, 60 spagnoli e 10 lanzichenecchi abbandonano la fortezza con il capitano Aponte.

Ott.

 

 

 

Lombardia Emilia e Liguria

Le paghe ritardano ed i fanti grigioni si ammutinano a Pavia; ne affronta i capitani con le armi in mano ed il Moro riesce ad acquietare gli animi. Si incontra con il San Severino ed il Bua a Sannazzaro de’ Burgondi con il SaintPol, reduce da un’ infelice spedizione nel genovese; parte da Pavia con Sigismondo Malatesta e Claudio Rangoni con 800 fanti, passa nel piacentino ed entra in Liguria per soccorrervi Savona: la città capitola prima del suo arrivo e l’intervento non si rivela più necessario. Francesi, veneziani e sforzeschi stabiliscono di attaccare Milano e di porre alloggiamenti unificati dal lato orientale; usa la solita tattica dilatoria, inventando sempre nuove mete ed alla fine i veneziani si fermano a Cassano d’Adda, gli sforzeschi a Pavia e gli sforzeschi ad Abbiategrasso: obiettivo è quello di tagliare da tre lati le fonti di vettovagliamento alla città assediata. E’ attaccato in Cassano d’Adda dal di Leyva con il quale ha numerose scaramucce.

Nov.

 

 

 

Lombardia

Si trova a San Colombano al Lambro, a San Martino in Strada, a Crema; gli alleati agiscono viceversa nell’alessandrino.

Dic.

 

 

 

Lombardia  Veneto e Marche

A Brescia per rendere omaggio al nuovo capitano cittadino Cristoforo Moro. Raggiunge Padova e viene a Venezia, dove è alloggiato nel palazzo del provveditore generale Paolo Nani a San Trovaso. In collegio sconsiglia di attaccare Milano, propone di stare fermi per tutto l’inverno, vedere in primavera se assalire Monza o Milano, arruolare lanzichenecchi; chiede il permesso di rientrare nei suoi stati.

1529

 

 

 

 

 

Gen. feb.

 

 

 

Marche Romagna  Veneto e Lombardia

Da Pesaro viene a Ravenna accoltovi dal provveditore Alvise Barbaro. E’ a Chioggia ed a Venezia, dove soggiorna a San Polo in cà Corner. E’ ricevuto in collegio con Sigismondo Malatesta e Taddeo della Volpe, fa tappa a Padova ed a  Brescia: in tale città è costretto all’inattività dai frequenti attacchi di gotta.

Mar.

 

 

 

LombardiaEmilia Romagna e Marche

A Rovato. Il consiglio dei Savi lo riconduce come capitano generale per tre anni di ferma e due di rispetto, gli aumenta lo stipendio da 40000 a 50000 ducati l’anno, gli porta la condotta da 250 a 300 lance e da 100 a 200 balesterieri a cavallo; al figlio Guidobaldo è riconosciuta una provvigione annua di 1000 ducati con una condotta di 75 lance o 150 cavalli leggeri. Negli stessi giorni i suoi possedimenti sono minacciati dal principe d’ Orange; senza il permesso della Serenissima, abbandona Rovato con 40 cavalli, supera il Po a Borgoforte e per Sant’Alberto e Bertinoro arriva a Pesaro: i veneziani gli inviano 300 cavalli leggeri e 3000 fanti.

Apr.

 

 

 

Marche e Veneto

Parte da Pesaro, solo con la firma di un contratto triennale che prevede condizioni analoghe a quelle godute da Niccolò Orsini e dall’Alviano: la sua condotta è portata a 400 lance. A Chioggia.

Mag.

 

 

 

Veneto e Lombardia

A Venezia in collegio; tocca Padova, Ghedi e si porta al campo di Pozzuolo Martesana, dove deve affrontare un ammutinamento degli uomini d’arme. E’ a Crema; si unisce con il Nani ed il governatore generale Fregoso e si incontra a Belgioioso con il SaintPol, per studiare una strategia atta alla conquista di Milano. Si decide di attaccare la città da due lati, ma a sua disposizione ha solo 6000 fanti invece degli 11000 necessari per l’ azione. Si sposta a Melegnano.

Giu.

 

 

 

Lombardia

Segue un nuovo consiglio di guerra a Binasco; vi si riscontra di non avere forze sufficienti per un attacco in massa; si stabilisce allora di prendere Milano per fame. Scoppiano nel contempo disordini nel campo veneziano per il cronico ritardo delle paghe; non cessa la pletora dei consigli di guerra inconcludenti, a Lodi con il duca di Milano ed a Locate Triulzi con il SaintPol. I francesi si accampano ad Abbiategrasso ed i veneziani si rafforzano a Melegnano.

Lug.

 

 

 

Lombardia

Con la pesante sconfitta del SaintPol a Landriano, retrocede a Cassano d’Adda e si rifiuta di prestare soccorso al Picenardi attaccato in Pavia. Spedisce Annibale Fregoso alla difesa di Brescia e cerca qualche scaramuccia; lascia il campo con 600 archibugieri, 200 picchieri e 200 cavalli leggeri per attaccare di sorpresa la cavalleria nemica; avvistata la sua presenza dagli avversari, avverte immediatamente il Nani che sta a Cassano d’Adda di rafforzare le difese del campo. Gli imperiali si ritirano con numerose perdite (50 morti e 40 cavalli feriti e a cattura di 5/6 capitani). Il di Leyva non riesce a fare retrocedere i veneziani e gli sforzeschi da Cassano d’Adda e non è in grado di contrastare in modo efficace le loro scorrerie nel milanese.

Ago.

 

 

 

Lombardia

Calano da Trento in Lombardia 12000 fanti tedeschi e 1500 cavalli borgognoni con 26 pezzi di artiglieria. Il della Rovere è a Bergamo con il Nani; allorché gli imperiali spostano il loro campo da Inzago a Vaprio d’Adda, spedisce alla volta di Bergamo 700 fanti agli ordini di Gigante Corso e di Bernardino da Montauto. I lanzichenecchi provocano gravi danni al territorio di Peschiera del Garda; non si scompone ed adotta la sua usuale strategia, sempre votata alla prudenza; rafforza le linee di.fensive verso Bergamo e Crema e tallona da vicino gli avversari. Si incontra con lo Sforza a Lodi.

Sett.

 

 

 

Lombardia

A Maguzzano, per controllare i movimenti dei nemici. E’ poi a Gavardo ed a Brescia (alloggia in San Barnaba); cade ammalato ed è curato da Girolamo da Gubbio.

Ott.

 

 

300 lance e 200 cavalli leggeri

Lombardia

Invia alla difesa di Verona Cesare Fregoso con 3000 fanti.

Dic.

 

 

 

Veneto ed Emilia

La guerra ha termine per cui può chiedere il permesso di rientrare nei suoi possedimenti. E’ a Verona ed a Vicenza per prendere visione dei lavori di fortificazione. Si reca a Bologna per i lavori legati alla pace ed ha buone accoglienze sia dal papa che dall’imperatore Carlo V. Dei suoi cavalli 500 sono alloggiati nel veronese, 700 nel bresciano, 200 nel bergamasco e 300 nel vicentino.

1530

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Veneto

Si esprime favorevolmente per il licenziamento del San Severino: viene a Venezia in collegio e si rallegra con il doge per la pace. Viene ancora ospitato in cà Corner.

Feb.

 

 

 

Emilia

A Bologna, per l’incoronazione di Carlo V nella chiesa di San Petronio: nella sua veste di prefetto di Roma ha il compito di precederlo con la spada sguainata.

Mar.

 

 

 

 

I veneziani non gli danno il permesso di passare agli stipendi degli imperiali.

Apr.

 

 

 

Marche

Riceve ad Urbino Clemente VII. Si ammala poco dopo.

Mag.

 

 

 

Veneto e Friuli

Il suo operato nel recente conflitto viene elogiato in collegio dal Nani. Propone di costruire una fortezza ad Orzinuovi, i cui lavori avranno inizio l’anno successivo su suo progetto, e nuove opere difensive a Rovigo. Si reca in Friuli per un incarico  commissionatogli dal consiglio dei Dieci inerente le possibilità di difesa dei confini orientali in caso di attacco turco. Scrive la relazione ad Udine.

1531

 

 

 

 

 

Apr.

 

 

 

 

E’ creditore verso la Serenissima di 34000 ducati. La sua provvigione annua ascende a 10000 ducati; gode, inoltre, di altri 2500 ducati per il suo “piatto”.

1532

 

 

 

 

 

Gen.

 

 

 

Marche

Ospita a Pesaro Ascanio Colonna. Non accetta la proposta di collaborazione fattagli dal pontefice, riguardo un incarico di studio volto a rafforzare le difese di Ancona minacciata dai turchi. Venezia è infatti in pace con gli ottomani e con la sua pre senza non vuole fornire pretesti per una guerra. Il suo credito verso la repubblica sale a 40000 ducati.

Apr. mag.

 

 

 

Marche e  Veneto

Da Pesaro viene a Venezia. Sbarca a Chioggia ed è accolto a Santa Marta da molti nobili; sale sul bucintoro a Rialto ed è alloggiato vicino al monastero di San Giorgio. In suo onore sono programmate spese fino a 300 ducati. E’ in collegio, ove è accolto dal doge; visita Murano; ricevuti 10000 ducati, raggiunge Padova via fiume; è quindi a Vicenza ed a Thiene (ospite dei da Porto).

Giu.

 

 

300 lance e 200 cavalli leggeri

Lombardia e Veneto

Tocca Desenzano del Garda e Verona: ovunque visita le fortezze ed ovunque riceve doni di valore. A Montorio Veronese presenzia alla rassegna degli uomini d’arme tenuta da Cristoforo Capello ed al Campo di Marte di Verona a quella di 2400/ 3000 cernite del contado. Passa  a Brescia ed a Ghedi per assistere alla rassegna dei suoi uomini d’arme e di quelli del figlio Guidobaldo; nel palazzo già appartenente a Niccolò Orsini ospita Alfonso d’Avalos e Piermaria dei Rossi, venuti a rendergli visita in occasione della manifestazione. Nell’occasione organizza un’esercitazione di lance e di cavalli leggeri che simulano un combattimento.

Lug.

 

 

 

Lombardia

A Bergamo, per la rassegna di 1400 ordinanze del contado; ad Orzinuovi ed a Brescia (ospite di Gerardo da Martinengo). Il consiglio dei Savi lo sollecita a venire a Treviso ed in Friuli per visionare anche le difese di Aquileja e di Monfalcone.

Ago. sett.

 

 

 

Lombardia e Friuli

A Pozzolengo ed a Montichiari; è segnalato in rapida progressione a Peschiera del Garda (cena con Ferrante Gonzaga), a Ferrara (ospite di Alfonso d’Este), a Venezia (in collegio), a Treviso con Cristoforo Capello; a Udine, Cividale del Friuli, Artegna e Spilimbergo. A Venezia  gli sono dati 10000 ducati sui 40000 richiesti. 

Ott.

 

 

 

Veneto

Visiona le opere difensive di Vicenza, Padova e Treviso, dove ha un colloquio con Babone Naldi.

Nov.

 

 

 

Veneto

Incontra a Venezia il cardinale Ippolito dei Medici ed i duchi di Ferrara e di Mantovaa, con i quali si avvia verso Montecchio Precalcino per rendere omaggio all’imperatore, di ritorno dall’Austria dove sono stati respinti i turchi.

Dic.

 

 

 

Lombardia

Vede ancora Carlo V a Borgoforte e ritorna a Brescia.

1533

 

 

 

 

 

……..

 

 

 

Marche

Costituisce nei suoi stati la cosiddetta Legione Feltria.

Mar. mag.

 

 

 

Emilia Lombardia e Veneto

A Bologna per donare all’imperatore due cavalli turchi; è poi a Mantovaa ed a Verona alla notizia del passaggio di 7000 lanzichenecchi al servizio di Carlo V in marcia verso la Germania. Ritorna a Mantovaa, viene a Venezia per confermare la notizia che è rientrato in possesso del ducato di Sora; seguono sue nuove ispezioni a Padova, Vicenza, Verona e Legnago per la mostra delle cernite locali.

1534

 

 

 

 

 

Mar.

 

 

 

 

I veneziani gli rinnovano la condotta per altri tre anni di ferma e due di rispetto.

……..

 

 

 

Marche

Fa sposare il figlio Guidobaldo con Giulia da Varano, per potere aggregare il ducato di Camerino ai suoi possedimenti: immediata è la reazione negativa del papa Paolo III.

Autun.

Urbino

Chiesa

 

Marche

Soccorre Camerino di vettovaglie e truppe quando la città è minacciata dai pontifici: invia alla sua difesa Costantino Boccali con 300 cavalli leggeri, Battista da Messina, il Cuppano ed Antenore Leonardo da Pesaro; egli si colloca a Sassoferrato, da dove blocca l’avanzata di Giovambattista Savelli.

1535

 

 

 

 

 

Apr.

 

 

 

Veneto

A Venezia, per preparare le truppe che devono intervenire in soccorso degli imperiali contro i francesi alla difesa di Milano.

 

 

 

 

Campania

A Napoli, per visionare le fortificazioni cittadine: la richiesta gli è fatta da Carlo V.

1536

 

 

 

 

 

Mag.

 

 

 

Veneto

A Venezia.

1537

 

 

 

 

 

…….

 

 

 

Francia Croazia Grecia

Si reca ad AixenProvence presso Carlo V per difendere le sue pretese su Camerino; passa quindi in Puglia e da lì si sposta in Dalmazia per ispezionarvi le fortezze veneziane. Persuade la Serenissima ad intervenire a fianco degli imperiali contro i turchi, vincendo la rwesistenza frapposta dal doge Gritti. Con la fine dell’assedio di Corfù da parte turca, con il Castello ha il compito di rivederne le opere; suggerisce di atterrare i fabbricati vicini e di spianare il monte delle Castrate.

Dic.

 

 

 

Veneto

Gli è donato a Venezia dal collegio un palazzo nel circondario di Santa Fosca del valore di 10000 ducati.

1538

 

 

 

 

 

Feb.

 

 

 

Veneto

Chiede alla lega di essere nominato capitano generale della lega contro i turchi con un esercito forte di 50000 fanti (20000 lanzichenecchi, 15000 italiani e 15000 spagnoli) e 4500 cavalli.

Mag.

 

 

 

Friuli e Croazia

Ispeziona in Friuli le fortezze sull’Isonzo;  passa al medesimo fine anche in Istria. Al ritorno si ferma ad Udine ed è ospitato in San Pietro Martire.

Ott.

 

 

 

Veneto e Marche

In procinto di partire per combattere i turchi del sultano Solimano, è avvelenato dal suo barbiere a Venezia. Si fa trasportare a Pesaro, ove muore a fine mese. E’ sepol

to ad Urbino nella chiesa di Santa Chiara. Come mandanti del delitto sono indicati alcuni condottieri, fra i quali spiccano Luigi Gonzaga e Cesare Fregoso.

QUARANTASETTE CITAZIONI

In guerra coraggioso. Capitano valentissimo, sebbene non vi siano strepitose vittorie da registrare in lui.

Pratico di guerra. Nell’arte militare eccellentissimo. Per scienza dell’arte militare principalissimo cavaliere dell’età sua.

Famoso condottiero.

Capitano non più che mediocre.

Acquistò nome famoso fra i capitani. In fama di primo condottiero del tempo.

Si può credere che con onorato temperamento egli mescolasse insieme la forza ed il vigore del sangue paterno e la valorosa prudenza di guerra, la disciplina dei Montefeltro.

Perfezionò l’arte della guerra inventando nuove armi di offesa e difesa; usò le artiglierie e si accorse che i fanti cominciavano ad essere più utili dei cavalli.

Ammodernò le antiche regole della fanteria, ne perfezionò gli ordini, li addestrò al compito di guastatori ed al maneggio della zappa e della pala. Introdusse importanti migliorie nell’organizzazione della fanteria.

Nelle fortificazioni introdusse un sistema più conforme a resistere agli accresciuti modi di offesa. Versato nell’architettura militare.

Prudente capitano, pede plumbeo.

Prese ad imitare Prospero Colonna e ne esagerò il metodo. Poneva tutta la scienza militare nel sapere accamparsi in luoghi inattaccabili e nello schivar sempre di venir a battaglia, per quanto le sue forze fossero più poderose di quelle del nemico, ed ostinandosi a non voler arrischiar nulla all’ultimo riducevasi in stato di perder ogni cosa.

Assolutamente inadatto al ruolo di capitano generale per naturale tendenza agli indugi o per costante sopravvalutazione delle forze avversarie. L’imperizia e la lentezza lo resero la caricatura di Fabio il Temporeggiatore.

In vita sua stimò sopra ogni cosa la reputazione nelle armi. Autore di “Discorsi militari”.

Stimava poco il denaro.

Di poche parole e risoluto; di cuore grande nel bisogno. Di animo grande ed indomabile nella sventura.

Collerico. Precipitoso nell’ira. Inclinatissimo alla vendetta.

Viziato dalle carezze della fortuna e dalle tenerezze dei congiunti, il della Rovere diventerà una di quelle tipiche figure di signorotto rinascimentale che sgomentano per l’enorme capacità di efferatezza.

Severissimo con i soldati, voleva da costoro che fosse pienamente osservata la disciplina militare.

Amato dai soldati e dai suoi sudditi.

Giusto, riservato, eloquentissimo.

Ebbe fama di uomo casto e temperato.

Animo sincero, ben affetto verso l’onore del nome italiano e particolarmente verso la grandezza di Venezia.

Piccolo di statura; di volto bianco; occhi, barba e capelli neri.